Artur Mas, l’ex presidente della regione spagnola della Catalogna, e’ stato interdetto dai pubblici uffici per due anni da una corte spagnola per aver tenuto un voto sull’indipendenza nel 2014. Secondo El Pais, la corte ha anche interdetto per nove mesi dai pubblici uffici Joana Ortega, vicepresidente della regione, mentre Irene Rigau, ex ministro dell’Istruzione, e’ stata interdetta un anno e sei mesi per disobbedianza e prevaricazione.
E’ sempre piu’ tensione fra Madrid e Barcellona sulla secessione catalana: l’ultima fiammata con la condanna per “disobbedienza” inflitta dalla giustizia spagnola all’ex-presidente della Catalogna Artur Mas, accusato di “disobbedienza” per il referendum consultivo del 9 novembre 2014 sull’indipendenza, tenuto nonostante il divieto di Madrid. Mas e’ stato condannato a 2 anni di interdizione dai pubblici incarichi e 35mila euro di multa per non avere fermato il voto dopo un veto della Corte Costituzionale spagnola. La sentenza ha provocato la rivolta dei partiti indipendentisti, che hanno la maggioranza assoluta nel ‘Parlament’ di Barcellona e appoggiano il governo dell’attuale ‘President’ Carles Puigdemont. “Una sentenza indegna e antidemocratica” dopo “un processo politico” hanno accusato. Mas ha annunciato un ricorso alla Corte Suprema spagnola e alla Corte di Strasburgo. “In Spagna si perseguono le persone per le loro idee” ha tuonato, “le nostre non piacciono, ci attaccano per terra, mare, cielo”. Per il campo secessionista, Madrid cerca di ‘giudizializzare’ la questione catalana per spezzare la spinta verso la secessione. Puigdemont ha scritto a Onu e Consiglio d’Europa denunciando la ‘persecuzione giudiziaria’ contro i dirigenti separatisti. Oltre a Mas sono incriminati per disobbedienza la presidente del ‘Parlament’ Carme Forcadell e Francesc Homs, capogruppo al Congresso del partito PdeCat di Mas e Puidgdemont. E con un tempismo sospetto per il fronte della secessione si moltiplicano i processi e le accuse per presunta corruzione contro ex-dirigenti del partito di Mas. Puigdemont ha annunciato per fine settembre un referendum ‘vero’ sull’indipendenza, che il premier spagnolo Mariano Rajoy ha dichiarato incostituzionale e promesso di impedire. Anche con la forza se necessario. Quando aveva la maggioranza assoluta al Congresso nel 2015 Rajoy ha dato alla Corte costituzionale il potere esecutivo di destituire un presidente regionale se non rispetta le sue sentenze, una riforma criticata dal Consiglio d’Europa. La Consulta finora ha bocciato ogni mossa secessionista in nome della costituzione adottata nel dopo dittatura nel 1978. La partita entrera’ a breve nella fase critica. I partiti della secessione preparano una Legge della Transitorieta’, sul passaggio alla ‘repubblica catalana’, che potra’ essere votata con procedura urgente dal Parlament. Il testo e’ pronto ma ‘top secret’. Solo Puigdemont, il vicepresidente Oriol Junqueras, e pochi altri lo conoscono. Questo per evitare fino all’ultimissimo minuto di fare scattare la ‘ghigliottina legale’ della Corte Costituzionale. E convocare subito il referendum con la ‘legittimita” della nuova legge prima che sia bloccata da Madrid. Ma se Rajoy riuscira’ a impedire comunque il referendum probabilmente Puigdemont indira’ elezioni anticipate chiamando il popolo della secessione a sfidare Madrid nelle urne. (di Francesco Cerri) (ANSA)