Dal taglio delle tasse al ceto medio e alla rottamazione quinques, i dossier fiscali sul tavolo del governo al rientro dalla pausa estiva si preannunciano roventi.
Per non parlare degli appuntamenti elettorali d’autunno, Veneto in testa.
Tra autonomia mancata, Roma Capitale, e promessa di ridurre le tasse, i nodi vengono al pettine.
Da mesi sul tavolo ma non ancora decollati per l’esigenza di tenere sotto controllo i conti pubblici, gli interventi-bandiera della maggioranza – con indici di gradimento variabili tra le forze di governo – dovrebbero trovare spazio nella manovra di ottobre, coperture permettendo. In quel momento, osservano fonti della maggioranza con l’Adnkronos, il governo potrà contare su dati più chiari a partire dal gettito del concordato preventivo biennale, prorogato e ‘allargato’ per incentivare le adesioni entro l’ultim scadenza del 30 settembre. Poi sarà più chiaro l’impatto dei dazi (o dell’incertezza dei dazi) americani sulla crescita e quindi, sulla scorta delle nuove stime su deficit-pil, sarebbe possibile capire le risorse eventualmente disponibili.
Il tutto senza però, si aggiunge, mettere in discussione il rigore sui conti, tanto più adesso che ha riacquistato credibilità su mercati finanziari come dimostrato dalla promozione delle agenzie di rating dei mesi scorsi.
TAGLIO TASSE CETO MEDIO. Il governo, come ribadito in più sedi dal vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, punta ad abbassare l’Irpef al ceto medio portando l’aliquota intermedia dal 35% al 33% e cercando di ampliare lo scaglione ai redditi fino a 60mila euro. Costo totale dell’operazione nella sua versione più estesa circa 4 miliardi, ma l conto potrebbe scendere se l’asticella si fermasse ai redditi fino a 50mila euro. L’intervento trova d’accordo tutte le forze di governo ovviamente, e Forza Italia e FdI in particolare.
IRES PREMIALE PER SEMPRE. In manovra il governo punta a rendere stabile l’Ires premiale al 20% (introdotta con l’ultima Finanziaria) per le imprese che investono in beni strumentali 4.0 e 5.0 e assumono nuovo personale.
PACE FISCALE ‘SELETTIVA’. Continua il pressing della Lega per una rottamazione lunga delle cartelle in 120 rate per 10 anni. A quanto si apprende si ragionerebbe a degli aggiustamenti’ al progetto originario Gusmeroli-Romeo per un intervento generalizzato con mini-rate tutte uguali, limitando la sanatoria alle cartelle più alti (oltre i 50mla euro nelle ipotesi) e prevedendo una prima rata più alta ed a seguire delle rate più basse.
LAVORO. L’ Italia ha messo a segno il record di occupati a 24,3 milioni a maggio, il dato più alto mai registrato dall’Istat dall’inizio delle rilevazioni nel 2004 (ma ci sobno anche i lavoratori obbligati a restare al lavoro perché l’età pensionabile slitta di 7-8 anni…), ma i salari reali sono in caduta libera con una contrazione del 7,5% nel 2025 rispetto al 2021, secondo l’Ocse. Da tenere presente anche il boomerang del fiscal drag, segnalato anche dall’Ufficio parlamentare di bilancio, che si verifica quando gli aumenti nominali dei redditi per l’inflazione o gli adeguamenti contrattuali spingono il lavoratore verso scaglioni fiscali più alti e quindi soggetti ad un rialzo del prelievo fiscale in assenza però di un reale miglioramento del potere d’acquisto. Sul tema dei salari la Lega lavorava ad un ddl poi rimasto in soffitta. La strada maestra, a quanto si apprende, passa per la riconferma, o addirittura un rafforzamento, della tassazione ridotta al 5% sui premi di produttività, sulla scia del successo della misura con oltre 3,7 milioni di contratti di produttività all’attivo e in media 1.596,5 euro di premio al raggiungimento degli obiettivi.
NODO COPERTURE, SCONTRO SU PRELIEVO BANCHE. Ancora una volta Forza Italia boccia l’ipotesi rilanciata nei giorni scorsi dal leader della Lega Matteo Salvini di un contributo di solidarietà da parte delle banche per finanziare la rottamazione quinques. A stretto giro di posta è arrivato il ‘no’ del vicempremier Fi Antonio Tajani. “Accanirsi contro le banche non ha alcun significato”, ha ribattuto il ministro degli Esteri a margine degli Stati Generali del Mezzogiorno a Reggio Calabria.
GETTITO CONCORDATO, TERMINE 30 SETTEMBRE PER ADERIRE. Il gettito del concordato preventivo biennale si era attestato intorno a 1,6 miliardi di euro, cifra che potrebbe quasi raddoppiare se l’estensione del termine per l’adesione al 30 settembre e l’allargamento delle maglie con il ravvedimento bis introdotto con l’ultimo dl fiscale sortisse i risultati sperati. L’obiettivo dell’operazione è doppio: da un lato incentivare l’adesione al cpb e dal’altro favorire l’emersione spontanea allargando la base imponibile e quindi il gettito strutturale alle casse dello Stato. Nella migliore delle ipotesi il governo potrebbe contare su poco meno di 3 miliardi, insufficienti, allo stato dell’arte, a finanziare sia il taglio delle tasse del ceto medio che la pace fiscale, nelle loro versioni originarie. Ma un aumento del gettito per l’aumento dell’occupazione stabile e un pil migliore delle attese per effetto del Pnrr e possibili spostamenti di poste non utilizzate potrebbero comunque contribuire ad allungare la coperta sempre troppo corta delle risorse,