“I conti pubblici vanno bene, ma l’economia reale è anemica”. Così l’economista Carlo Cottarelli, in un’intervista al Corriere della Sera incolpa soprattutto l’inflazione degli anni scorsi, che ha ridotto il reddito disponibile delle famiglie. “Questo spiega perché i consumi oggi stiano crescendo poco, e forse anche perché molte spiagge sono vuote”.
E spiega: “Non siamo in crisi come eravamo negli anni 2011 e 2012, ma se subito dopo il Covid, per un paio d’anni, tra la metà del 2020 e la metà del 2022, l’Italia cresceva più degli altri Paesi della zona euro, ora abbiamo un po’ rallentato. Nei primi due trimestri di quest’anno siamo cresciuti molto meno: 0,2 punti contro 0,6-0,7 nell’area dell’euro”.
L’anemia dell’economia italiana dipende “anche dalla distribuzione del reddito che, va detto, non è colpa di questo governo. Stiamo vivendo le conseguenze della fiammata dell’inflazione del 2020-2022 che ha eroso i salari reali di circa 12 punti percentuali. Dall’inizio del 2023 effettivamente le retribuzioni crescono più dei prezzi, ma stiamo recuperando molto lentamente, un paio di punti l’anno. Ad oggi i salari reali sono inferiori di 7 punti a quelli del 2021”.
E conclude: i conti pubblici stanno andando bene, “è un dato di fatto ed è positivo. Il governo ha fatto nel 2024 una cosa che non era mai stata fatta prima, scegliendo di non spendere 20 miliardi che pure erano disponibili in bilancio. Il deficit è risultato più basso di un punto di quello concordato con la Ue, e lo stesso piano di rientro dei conti italiani deciso dal governo è più rigido di quello suggerito inizialmente della Commissione”.