di MONICA RIZZI – La Sardegna ha un nuovo governatore, a esprimerlo è il Partito sardo d’Azione, alleato nel centrodestra con Forza Italia e la Lega. Ma nessuno ricorda che non un secolo fa ma qualche anno fa, quando il Parlamento fece inserire l’inno di Mameli nella didattica italiana, qualcuno si alzò a dire no. Rileggo la cronaca di quel marzo 2012.
“Pensare di voler imporre per legge l’insegnamento obbligatorio dell’inno di Mameli è inaccettabile e grottesco, la Sardegna ha già il suo inno nazionale che è Procurade e Moderare Barone sa tirannia”.
Lo dichiarava l’allora Segretario Nazionale del Partito sardo d’Azione Giovanni Angelo Colli, commentando il testo del provvedimento messo a punto in commissione Cultura alla Camera che prevedeva che nelle scuole di ogni ordine e grado, venissero organizzati percorsi didattici e iniziative per suscitare la riflessione sugli eventi e sul significato del risorgimento e che, in questo ambito, si insegnasse nelle scuole anche l’inno di Mameli.
“Il fatto che si tratti della sintesi di due proposte, una targata Pd del febbraio 2009 e una Pdl del febbraio 2011 la dice lunga anche sul carattere accentratore e reazionario dei fossili politici che sostengono il governo paracoloniale Monti – precisava Colli – che non trovano di meglio che richiamarsi ideologicamente a delle parole scritte nel 1847 per dimostrare di esistere. Spero che questa vicenda serva almeno a far comprendere alla classe politica sarda quanto siano importanti i temi della cultura e dell’identità anche nella prospettiva della difesa delle prerogative della Sardegna e dell’affermazione di maggiori poteri di autogoverno”.
Oggi al posto di Monti, del Pd e del Pdl c’è il nazionalismo di Salvini. C’è la Lega. Allora il segretario sardista invitava il presidente della Regione Ugo Cappellacci: “La Sardegna ha l’obbligo di difendere l’unità nazionale del Popolo sardo, che neanche 150 anni di storia italiana sono riusciti a cancellare, inserendo fra i temi di confronto con lo Stato italiano anche quello della tutela della lingua. Mi aspetto perciò che la Regione Sardegna – conclude Colli – si attivi immediatamente in tal senso sia attraverso l’adozione di provvedimenti immediati per l’insegnamento della storia, della cultura e della lingua sarda nelle nostre scuole, che per completare il percorso normativo finalizzato all’adozione di “Procurade e moderare Barone sa tirannia” quale proprio inno ufficiale”.
Oggi è il Partito sardo d’azione a salire in cattedra, con un alleato nazionalista. Cambiano i tempi. E anche gli inni. E pure i baroni.