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Via la Padania e poi via il Nord. Salvini ha ragione a cambiare la Lega?

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di STEFANIA PIAZZO  – Salvini a lindipendenza il 14 maggio scorso, a Milano, presentando il suo libro “Secondo Matteo”, ci giurò: “Fidatevi, in questa Lega c’è ancora il vento del Nord”. Ma un conto è un refolo, altra cosa è incanalare l’anima indipendentista, delle origini, in una forza che vuole vedere che effetto faccia scrollarsi di dosso una ragione elettorale che aveva aggregato milioni di cittadini del Nord. Libero e Il Corriere buttano il sasso pilotato, e parlano di un congresso in cui si metterebbe in discussione la parola Nord dal simbolo della Lega. Si sonda il terreno con i due vate di fiducia, Pandini e Cremonesi per vedere le reazioni. Sarà così? Una Lega nazionale, come la voleva Tosi? Cosa c’è di nuovo? Tutto e niente, compreso il fatto che di Lega Italia Federale ne aveva parlato anche Bossi a metà anni ’90, tanto da aver messo in prima pagina del settimanale Lega Nord il catenaccio Lega Italia Federale, appunto. Ma erano altri tempi e parlare di Federalismo allora aveva un altro senso.

Salvini si chiede che fare davanti ad un centrodestra senza un leader oltre Berlusconi, con Forza Italia sfarinata. Oggi quanto aggrega la ragione dell’autonomia? Del federalismo fiscale? Sembrano storie di un passato lontano, lontanissimo. Reazioni fredde. Che non fanno più presa se non in alcune aree del paese, al Nord, appunto. Ma senza troppo entusiasmo perché di amministratori carismatici in giro se ne vedono pochi. Bossi nel 2013 a Pontida sembrava dovesse lanciare un nuovo corso, una rifondazione leghista, ma non accadde nulla.

Ogni tanto il fondatore brontola, lucidamente ragguaglia sul destino di un partito che perde la ragione sociale del Nord, ammonisce dallo stare a fianco con i nazionalisti francesi. E poi che accade? Nulla. Folle di bossiani lo incontrano a cene sul territorio, ma Bossi non va diretto allo scontro, non spacca e non spaccherà mai la Lega. E ci si può giurare. I fedelissimi che vennero esodati dal corso maroniano, celebrano la sua genialità politica, perdonandogli il silenzio quando non mosse allora un dito per loro, lasciandoli al loro destino. Ora, solo, Kronos chiama, si ricirconda del loro affetto. Ma non accade nulla di diverso da quello che si muove sotto al cielo. Cioè niente.

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Oggi la gente è più incazzata e presa dal dibattito sul mancato dimezzamento degli stipendi dei parlamentari, mentre i pensionati per andare in pensione devono pagare 20 anni di mutuo. La gente è imbufalita per il lavoro che non c’è. Per gli stranieri che costano ai Comuni abbandonati a loro stessi, gran parte delle risorse di bilancio. Della Lega con o senza il Nord non importa poi più di tanto. (vedi il sondaggio del sociologo Arnaldo Ferrari Nasi ieri su Libero) Scalda i poteri e le dinamiche interne del movimento, e nel centrodestra accende qualche luce rossa. Che Bossi tuoni o non tuoni allerta i bossiani, i cultori della politica sottile, chi vuole sentir parlare chi ne capisce di politica, ma non più la gabina elettorale.

Perché l’elettore dovrà preferire i 5Stelle alla Lega, domani? Questo è quello che Salvini deve spiegare bene.

 

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