Venezia invivibile. Cronaca dalla giungla

VENEZIA-LEPESCKY

di VALTER ROVERATO –  Forse i nostri amministratori non l’hanno notato, chiusi come sono nei loro bei palazzoni fuori Venezia, o in coda nelle loro belle auto blu per rientrare a casa loro, ma il centro storico della nostra città è invivibile, al collasso: per prima cosa stanno chiudendo tutti i negozi utili a chi vive in città mentre aprono in massa solo bar-ristoranti-pizza take away, con il condimento qua e là di qualche negozio di souvenir pseudo veneziani che di veneziano non hanno neppure l’aria, siccome provengono il più delle volte dalla Cina, d’altra parte come i gestori dei negozietti stessi. Poi nascono anche negozi, sempre gestiti il più delle volte da cinesi, che vendono borse e borsette ed accessori vari in “pelle” e tutti rigorosamente con le scritte “made in italy”, che forse sono l’unica cosa che di “italy” c’è sopra quegli articoli, che poi sono gli stessi, guarda caso, che i venditori abusivi, altra piaga veneziana, spacciano rincorrendo i turisti fra le calli.

Venezia dunque come un unico sconfinato risto-bar-“take away”, tanto che la mattina ti alzi, vai al lavoro, e scopri da un giorno all’altro che il negozietto sotto casa, che vendeva frutta e verdura, o il salumiere, o il droghiere (chi se li ricorda?), l’amico droghiere che vendeva un po’ di tutto, e ti faceva comodo perché era vicino casa, anche lui ha dovuto dare forfait, travolto dai costi esorbitanti e dallo tsunami turistico che esige al suo posto l’ennesimo bar che ti fa i panini “to go” (come dicono alcuni cartelli… in pratica “prendi il panino, vattene e non rompere”) o l’ennesimo negozio di paccottiglia inutile.

Ma come? Apre un altro bar? Ma se ce n’è un altro lì, a non più di 30 metri di distanza? E un altro ancora, lì, appena dopo l’angolo! Ma un altro ancora, un’altra cinquantina di metri più avanti!  Ma tanto è inutile contarli, perderai certamente il conto, se non ti porti dietro un computer. Vi posso assicurare che in certi punti della città, in un centinaio di metri, credo si possa arrivare a contare anche una ventina di bar e baretti, ristoranti piccoli e grandi, “bacari” (che di veneziano hanno solo il nome, però), e naturalmente tutti hanno ottenuto dal comune il loro piccolo o grande plateatico (che poi i gestori allargano e adattano a seconda del bisogno, ma non ditelo al comune, i controlli -se ci sono- non lo rilevano mai, chissà perché). Eh, già, vuoi negare un plateatico al baretto? E giù, sedie, sedioline, tavoli e tavolini, da una parte e dall’altra, per le già strette calli di Venezia, tanto che chi cammina potrebbe credere di gareggiare in uno slalom gigante o speciale.

A proposito, un suggerimento alla nazionale di sci: venite ad allenarvi a Venezia, non andate sui ghiacciai, tanto ce ne sono sempre di meno, vedrete che sarà un allenamento ottimo e proficuo, ve lo assicuro! E poi ci sono anche tanti turisti da schivare, e di tanti tipi: potete trovare quello che cammina facendo un passo ogni mezz’ora col naso per aria, quell’altro che staziona in mezzo alla calle, meglio se stretta, perché è stanco, poverino, o magari una intera famiglia, naturalmente allargata (molto), e magari tutti coi loro trolley al seguito, che si ferma tutta assieme (meglio se di colpo), sempre in una calle o meglio sopra un ponte, perché devono placare i dissidi interni fra chi vorrebbe andare a destra e chi a sinistra, e quindi viene indetta seduta stante una specie di conferenza, e si mettono tutti a discutere. Poi ci sono quelli che, sempre improvvisamente, si fermano a guardare questa o quella vetrina, prima a destra e poi a sinistra, cosa che in una calle veneziana, magari non più larga di un paio di metri, sempre con un flusso continuo di persone, si può immaginare che ingorgo possa creare.

Ci sono anche i turisti che, camminando in una calle un po’ più larga del solito, si sentono in diritto di affiancarsi in due o più, magari anche con le mani sui fianchi, andando per forza ad occupare tutta la calle, e sempre passeggiando come fossero in un centro commerciale, senza regole (diteglielo, che a Venezia si cammina tenendo la DESTRA!!!), magari fermandosi ogni tanto prima indicendo la solita conferenza fra di loro per decidere se fare una foto e dove, e poi per farla effettivamente, o farsi un “selfie”, cose che in certi punti della città, per le caratteristiche dei luoghi, sono proprio impossibili da fare. Mentre tu, che devi andare al lavoro e devi “timbrare il cartellino” ad una certa ora (eh, sì, perché a Venezia c’è anche chi ci lavora, DITEGLIELO!!!), magari dovresti anche aspettare mentre decidono che l’inquadratura sia buona e così riescano a scattarsi ‘sto benedetto “selfie”, oppure magari aspettare che termini la conferenza per decidere che strada debbano prendere, oppure aspettare che finiscano di mandare il messaggino col cellulare, o che leggano sul telefonino la mappa di “google”, che dice loro di andare a destra sì, ma non alla prima calle, ma a quella dopo!!

! E spera poi di non incontrare nel tuo cammino una cosiddetta “carovana” di turisti, capeggiati dalla guida (non sempre regolarmente autorizzata, e questo è un altro problema), con la bandierina in testa, che vorrebbe spiegare la storia di ogni pietra delle varie calli (e non sempre quella storia è vera, ne ho sentite di esilaranti, in merito). Normalmente queste “carovane” sono formate da decine e decine di persone che si muovono come un branco, naturalmente sempre senza regole (ma la “guida” non può dire loro come comportarsi?), e ad una velocità di circa un passo all’ora. Insomma, Venezia è diventata una specie di girone dantesco, e non esagero, ed i dannati siamo noi Veneziani.

E tutta questa gente va poi ad affollare quella miriade di bar-ristoranti-baretti “take away”, i quali, questi ultimi, proprio per la loro natura di “prendi il cibo e portatelo via”, generano poi una massa di disperati che non sanno dove e come consumare le loro bibite ed il loro panino, o pezzo di pizza, o piadina, o simili, per cui si siedono dappertutto, su ogni pietra, strapuntino, scalino, anche per terra, formando un piccolo o grande tappeto umano, che fa il suo “pic-nic” (c’è stato anche chi col fornello acceso si cucinava la pastasciutta), che puoi trovare ovunque: dal ponte (“scusate, devo attraversarlo, questo ponte, si può?”) alla calle, al campiello, sugli scalini di una casa (“scusate, devo uscire da casa, posso?”), o seduti sui monumenti, e poi ciò che resta sono i rifiuti: avanzi di cibo (piccioni e gabbiani ringraziano sentitamente), carte unte, contenitori di pizza vuoti, tovaglioli di carta vari, lattine, bottiglie, bicchieri o borse di plastica (ma dove sono le città “plastic-free”?), il tutto posato più o meno gentilmente sui davanzali delle finestre ai piani terra, o gettato per terra, oppure ancora appoggiato sugli strapieni cestini (quando ci sono, e non possono essere dappertutto, né possono essere grandissimi, ovviamente).

Ma le esigenze di centinaia di migliaia di persone non si fermano certo qui, dato che per esempio avranno anche bisogno di andare in bagno, e le calli veneziani non dovrebbero essere usate per questo, come invece talvolta succede, oppure dovranno prendere un mezzo pubblico, non solo per spostarsi più velocemente in città, ma anche magari per tornare all’aeroporto o in stazione a prendere il treno per tornare a casa… ecco, un altro problema per chi vive e/o lavora a Venezia è il vaporetto. A Venezia ci sono diverse linee di trasporto, delle quali almeno una era in origine stata concepita per servire a chi vive in città…. Eh, già, forse lo era una volta, perché in realtà tutte le linee di trasporto, indistintamente, sono stracolme di turisti: alcuni che vogliono andare nei soliti luoghi: S.Marco, Murano, ecc., altri invece che devono tornare a casa coi loro valigioni con le ruote, i quali ultimamente sono diventati sempre più grandi, tanto che a volte si vedono le valigie che corrono sulle ruote che nascondono dietro il piccolo turista che le sta spingendo, e ciò è vero specie se il turista è un piccolo cinese o giapponese.

Se aggiungiamo poi che il servizio offerto dalla società di trasporti Veneziana, tranne qualche rara e lodevole eccezione, non è propriamente gestito in maniera impeccabile, diciamo così, ecco che se hai la necessità di muoverti velocemente, ti trovi veramente in difficoltà, perché le code per acquistare i biglietti sono di dimensioni bibliche, come le code per entrare negli imbarcaderi, e se riesci a superare tutto questo allora sali su un mezzo che il più delle volte è strapieno, con persone che sostano disordinatamente dovunque, guardando il panorama, credendo forse di essere in un trasporto turistico, ma intralciando anche il flusso regolare dei passeggeri che devono salire e scendere alle fermate, e tutto ciò “condito” dai suddetti turisti coi valigioni  e magari con degli enormi zaini addosso, che occupano diversi posti ed intralciano ancora di più.

Ma l’eccessivo e disordinato turismo, con le sue conseguenza, non è l’unico problema della città, perché ce ne sono tantissimi altri, che sarebbe lungo raccontare per filo e per segno. Non vi dirò dunque dei ladruncoli, gli scippatori, i mendicanti onnipresenti, gli abusivi di qualsiasi tipo, i figuranti che si travestono e ti spillano decine di euro per una foto, coloro che danno in mano ai bambini una manciata di grano da dare ai piccioni (cosa vietata), e poi estorcono soldi ai genitori anche con le cattive maniere, i suonatori di fisarmonica che si esibiscono vicino ai plateatici dei ristoranti, le zingare che chiedono la carità col cellulare in tasca, i turisti maleducati che si tuffano pericolosamente nelle acque dei rii o che se ne vanno in giro mezzi nudi, le case dei veneziani che se ne vanno via che vengono sempre di più adibite a B & B, anche abusivamente; e poi il moto ondoso, con barche motorizzate degne di gare motonautiche che girano a velocità incredibili, con incidenti e relative vittime, rii da scavare e pulire… mi dimentico qualcosa?

Certamente, ma in mezzo a tutto questo ci siamo sempre ed ancora noi, che qui ci dobbiamo vivere: i Veneziani, una specie in via di estinzione proprio a causa di tutto ciò, tanto che in un campo del centro di Venezia c’è una farmacia che espone un display che riporta il numero di residenti in centro storico, da cui si può vedere che esso va diminuendo di mese in mese. Ma forse è proprio questo quello che sotto sotto vogliono i “nostri” attuali amministratori: cacciarci pian piano dalla città per farla diventare un parco a tema e farci un mucchio di soldi coi turisti, e questo succederà perché sento che non c’è più posto per i Veneziani, proprio fisicamente.

Mi accorgo di non riuscire a raccontarvi proprio tutto, perché forse ci vorrebbe un libro, e magari lo scriverei anche, ma esso non credo risolverebbe i problemi di Venezia, che è invece quello che vorrei, e che è ciò che dovrebbe fare chi la amministra, questa città, e che sembra invece far finta di nulla, tanto lor signori amministratori non vivono nel centro storico, e se ci vengono hanno i trasporti blù, loro. Erano stati eletti perché avevano promesso di sistemare Venezia, cosa che dicono sempre tutti, quando devono farsi eleggere, ma finora si sono rivelati degli inetti, senza forza, preda delle “lobbies” che veramente governano la città, mentre invece ci vorrebbero decisione, coraggio, molti controlli, sanzioni, numero chiuso per i turisti, ripensare il trasporto pubblico, pulizia, regole contro l’abusivismo, il moto ondoso, ed assicurare il loro rispetto assoluto, e così via. Ma purtroppo è così: i Veneziani continuano ad eleggere questo tipo di amministratori, tutti uguali sia che siano dell’una o dell’altra parte politica, o di un’altra ancora, in una parola: italiani. E così facendo noi Veneti tutti continuiamo ormai da decenni a dare a roma la solita ventina e più di miliardi all’anno, frutto del nostro sudatissimo lavoro, a fondo perduto, il tutto sull’altare dell’italia unita, per pagare la mondezza romana ed il debito della sanità malata di tutto il paese. Cosa potremmo fare a Venezia se il residuo fiscale rimanesse al Veneto? Ma veramente vogliamo continuare così? Non c’è più tempo, e non solo per salvare il pianeta, ma anche per salvare solo Venezia!
Viva San Marco.
Valter Roverato
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