di GIANMARCO ROSSETTO
Il giorno seguente al 17 ho assistito ad un coro unanime di lamenti e reprimende contro i conigli che si barcamenano tra gli scranni del Consiglio Regionale, lautamente pagati.
Io invece dissento, non vorrei essere considerato un illuso ma credo sia opportuno tentare una riflessione su quanto accaduto alla luce della situazione generale italiana.
Non sono deluso, anzi, sono felice di scoprire che martedì, pur essendo assenti due consiglieri a favore del referendum (Raffaele Grazia del partito di Valdegamberi e l’ex leghista Sandro Sandri) il quorum della votazione è arrivato a ben 25 favorevoli su 60.
Questo significa che mancano pochi voti per l’approvazione del Referendum (ne basterebbero 4-5), peraltro, più di un consigliere PdL ha dichiarato in precedenza il suo favore, come ad es. Sernagiotto (del PDL ma ha votato a favore). Mettiamoci poi che anche Galan, paladino dell’Italia unita fino a l’altro ieri, alla vigilia della votazione aveva invitato i suoi a votare a favore: incredibile e impensabile!.
Quindi il quorum c’è tutto e pieno per votare il Referendum. Invece i consiglieri immigrati (non veneti) di Italia dei Valori e PD sono una piccola minoranza (Marotta, Pipitone, Ruzzante?) che sbraita, si arrampica sugli specchi ma conta poco: fanno il loro dovere di italioti. E se un domani il Veneto diventasse indipendente loro potrebbero sempre rimpatriare in Italia tornando alla casa natale.
Invece i consiglieri del PD, nonostante le esternazioni, talvolta aberranti e senza fondamento, hanno una fifa tremenda di inimicarsi gli indipendentisti duri e puri e anche molti dei loro sostenitori (che incominciano a parlare di indipendenza): temono di finire fischiati durante i comizi elettorali o nelle cerimonie pubbliche o, peggio, venire presi a insulti e a ceffoni se trovati soli per strada. Inoltre, se dovesse passare il referendum e il Veneto diventasse indipendente, il loro nome verrebbe segnato sui libri di storia per sempre e loro additati come “nemici del Popolo Veneto” (non avrebbero più lo stato italiano a proteggerli come oggi), prospettiva non molto piacevole per chi è nato e vive qui.
Il vero motivo per cui PDL e PD hanno trovato la soluzione mediocre del rinvio in Commissione è solo il riflesso della squallida politica romana e delle vicissitudini del vecchio debosciato amico dei mafiosi. Purtroppo i consiglieri veneti dipendono ancora molto dalle segreterie romane. Berlusconi è terrorizzato dall’idea di scomparire dalla scena politica. Più che per la sua megalomania di apparire, il suo pensiero va al gruppo industriale-mediatico che gravita attorno alla sua persona. Infatti, anche se venisse cacciato dal parlamento potrebbe continuare a predicare sulle sue TV giorno e notte, non è un problema di presenzialismo malato. Il reale problema è che attorno a Berlusconi gravita un esercito di cavallette e jene: politici affamati di soldi e potere, e non c’è nessuno che lo possa degnamente sostituire e tenere unito il partito in difesa dei loro interessi particolari. E’ terrorizzato dall’idea che un PDL diviso, in balia di colonnelli in guerra tra loro, perda potere in parlamento ed assista impotente all’approvazione di leggi che possano spezzare e terminare il monopolio mediatico che è alla base del suo potere personale.
E’ per questo che Berlusconi ha dato l’ordine a tutto il suo entourage politico di abbassare i toni contro il PD e cercare una mediazione in tutte le sedi che sia utile per avere il sostegno del PD in parlamento al fine di salvarlo dalla espulsione dal parlamento.
Il referendum sull’indipendenza cade proprio in un momento sbagliato, il PDL ha dovuto calare le braghe in Regione per assecondare il PD ed essergli “alleato”. Ma se veramente il PDL avesse voluto assecondare il PD avrebbe dovuto votare contro alla legge: infatti i numeri li avevano tutti (29 contro 25).
Invece il PDL è internamente spaccato sulla questione: una parte dei consiglieri, mossa più dall’interesse personale che dalla volontà di salvare i Veneti (ricordiamoci che anche in Veneto gli uomini del PDL sono cavallette affamate di soldi e potere) si è resa conto che conviene puntare all’indipendenza (avranno più soldi da maneggiare una volta indipendenti), l’altra parte, costituita da debosciati-antiveneti ex fascisti ancora illusi del sogno italiano, vorrebbero votare contro per principio.
Votando il rinvio in Commissione PD e PDL si sono salvati la faccia: non hanno avuto il coraggio di affossare il referendum (il PDL si sarebbe spaccato) e il PDL ha votato compatto con il PD. In attesa che a Roma le vicende per Berlusconi si sistemino.
E’ evidente che se Berlusconi si salvasse poi i consiglieri regionali del PDL saranno liberi di votare quello che vogliono (parte a favore, parte contro). Se invece Berlusconi fosse affossato dal parlamento romano, allora i consiglieri PDL avrebbero una ragione in più per differenziare il proprio voto dal PD.
In ogni caso è molto probabile che i conigli del PD, per non passare da anti-veneti e subire le invettive dagli indipendentisti o, peggio, l’onta di vedere il proprio nome segnato per sempre nel nuovo Veneto indipendente, preferiranno uscire dall’aula e non votare contro apertamente. Sono sicuro che, alla fine, i voti contrari al referendum saranno ben pochi: gli immigrati e pochi italioti incoscienti e nazionalisti invasati.
Dunque non preoccupiamoci troppo dell’esito della votazione del 17. Anzi, considerato che il referendum verrà probabilmente indetto contestualmente alle prossime elezioni amministrative ed europee per risparmiare soldi (da bravi veneti dobbiamo sempre dimostrare al mondo intero che siamo oculati e intelligenti quando si spendono i nostri soldi), il Consiglio Regionale ha tutto il tempo per approvare la legge, magari convincendo qualche altro consigliere PDL e PD per avere una maggioranza più ampia.
Invece, questo rinvio fa bene perché catalizza l’attenzione e porta sempre più gente a discutere di indipendenza (nonostante la censura mediatica), dà modo a Luca Zaia di esternare il suo pensiero e diventare sempre più il paladino dell’Indipendenza, a differenza di Flavio Tosi che si sta trascinando verso il baratro della italianizzazione della Lega Nord, ampiamente osteggiata dalla base, e della sconfitta personale (lui è talmente accecato, nella sua furbizia, da non rendersi conto che, quando avrà distrutto la Lega, chi oggi gli promette soldi, appoggi e carriera lo scaricherà senza pietà perché avrà finito di essere utile).
Invito pertanto i delusi e gli amareggiati a farsi forza e, anzi, moltiplicare gli sforzi per informare amici, parenti e colleghi e a parlare dovunque di indipendenza, affinché sempre più veneti siano consapevoli e si arrivi all’obiettivo di maggio 2014 con la nostra gente convinta di andare a votare e votare SI’ al referendum.