di ANGELO VALENTINO* – E’ facile prendere la scorciatoia delle semplificazioni quando non si comprende o non si vuol capire. Per la stampa le ragioni del Nord occorre archiviarle nel capitolo del reducismo e dell’elegia nostalgica. Niente di più. L’oppressione fiscale è un male legato all’età dei cittadini che guardano indietro, evidentemente. Che hanno nostalgia per gli anni del bossismo. Lo scrivi, lo titoli ed è finita lì. Due righe e tutto diventa una colossale presa per i fondelli. La politica è qualcosa di più arduo da spiegare, purtroppo, e non si può pretendere che tutti arrivino primi. Tuttavia questi titoli sono la fotografia del nord est che tace, che non reagisce. Come se non esistesse un fronte ampio e per nulla moderato di imprenditori arrabbiati neri col governo a trazione leghista dopo l’imboscata del decreto dignità. Non si tratta, quindi, di riconquistare qualcosa, ma di dare il giusto nome alle cose, ai problemi della gente e delle imprese.
Troppe tasse. Troppa burocrazia imbecille al governo dei territori. Troppe strettoie. Il Nord cambia, cade, chiude bottega. E si viene a raccontare che volerlo liberare dalle catene dello Stato più ottuso è nostalgia. Guardare a fondo i problemi è un dovere per la stampa. E anche per noi è un dovere imparare a comunicare di più e meglio con quella società che è orfana di rappresentanza. Non siamo eredi di nessuno, siamo la voce di un Nord che è rimasto afono oltre che orfano nel pieno dell’approssimazione giornalistica. Ci daremo da fare per dialogare e spiegare meglio le nostre ragioni. C’è tanto da lavorare, per noi “nostalgici”.
*Responsabile Grande Nord Provincia Milano