Unioncamere Veneto pensa già al dopoguerra e alla ricostruzione in Ucraina

“Manca un ordine regolatore internazionale. Ci sono faglie geopolitiche nuove e vecchie: una nuova, in cui oggi viviamo, e’ la cortina di ferro che si e’ spostata di 1000 km a est e oggi corre dal Mar Nero ai Paesi Baltici. Ce n’e’ un’altra, invece, che ha piu’ di 3000 anni, quella dal Bosforo ai Dardanelli, che continua a generare instabilita’. Dobbiamo aspettarci un’instabilita’ strutturale”.

Lo ha detto l’ex ambasciatore d’Italia in Turchia Giampaolo Scarante intervenuto alla prima giornata di approfondimento del ciclo “Risposte all’impatto conseguente al conflitto in corso tra Russia e Ucraina” organizzato da Unioncamere del Veneto e Venice Promex con Asce – Scuola di Competizione Economica Internazionale e ospitato nella sede di Confindustria Venezia. Il presidente di Unioncamere del Veneto Mario Pozza che ha aperto i lavori della giornata, ha sottolineato che l’area centro europea “conta moltissimo per il Nordest, per la capacita’ dei nostri imprenditori di presidiare quei mercati”.

E ha ricordato che la ripartenza “e’ legata a fattori non condizionabili, per cui dobbiamo avere capacita’ di analisi degli scenari per dare delle prospettive nuove alle imprese, grazie alla guida di esperti. E non muoversi da soli, ma costruire filiere in grado di posizionarsi in maniera strategica, cogliendo gli aspetti positivi. Invito gli imprenditori a partecipare alle prossime giornate per sfruttare queste opportunita’”. Una volta finito il conflitto “dovremo parlare di ricostruzione, parliamo di riorganizzare un Paese di 42 milioni di abitanti e ci sara’ uno sforzo importante da fare” ha spiegato Marco Toson, Console Onorario dell’Ucraina per il Nord Est, 22 anni di esperienza nel paese e cinque da Presidente di Confindustria Ucraina, che recentemente ha collaborato alla missione di Draghi in Ucraina.

“E’ necessario guardare avanti, con una prospettiva a 5 anni, e trovare soluzioni – ha detto – al riassetto strategico dell’Italia nel nuovo sistema. Ci sono indubbiamente delle difficolta’ ma anche delle opportunita’”. Ha citato la riorganizzazione delle aziende del settore del mobile, un comparto di 270 imprese con esportazioni per un valore di 1 miliardo e 100 milioni, oggi ridotti a 50. Aziende che hanno bisogno di ricollocarsi e trovare nuovi mercati. “Le abbiamo portate al salone del Mobile – ha raccontato Toson – e stiamo operando su fusioni con aziende italiane per ri-pianificare produzione e distribuzione”. Lo stesso sta avvenendo per il fashion e per le costruzioni “come a Leopoli, dove bisogna costruire 500mila abitazioni nell’arco di 1 anno e mezzo”.

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