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Una classe dirigente irresponsabile. Non votiamoli più, irresponsabilmente

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di ALDO MOLTIFIORI –  Fra i tanti tratti che caratterizzano questi tempi di confusione politica, di regressione sociale e di degenerazione morale vi quello più inquietante della perdita di ogni senso della responsabilità personale. Tutta la classe politica, quella di sinistra e purtroppo anche quella di destra, sia al governo sia all’opposizione, sia a Roma sia nelle Regioni fanno a gara, con gran sfoggio di lungimiranza e di nobili principi, nel promuovere i più inverosimili programmi che hanno un semplice obiettivo: Nel caso di cittadini italiani: Sollevare la gente dalla necessità di lavorare per provvedersi dei mezzi di sussistenza vitali e sociali.  Mentre, quella stessa classe politica persegue, – a totale vantaggio delle sterminate masse di alieni migranti/invasori, per lo più clandestinamente e in violazione del diritto internazionale sulla sovranità degli Stati, – l’obiettivo: accogliere tutti, terroristi compresi, assicurando loro perpetua assistenza a prescindere dalla loro responsabilità individuale e personale nei confronti della loro famiglia, della loro società di origine. Al tempo stesso senza chiedere loro alcuna responsabilità di sottoscrivere i principi e i valori fondanti delle società che li stanno accogliendo.    

Purtroppo questo virus corrosivo; quello della deresponsabilizzazione, sembra aver contaminato tutto l’Occidente. In Europa con questa follia suicida CHE SPINGE LA NOSTRA CLASSE DIRIGENTE a ramazzare, addirittura nelle loro terre, una vera e propria orda di invasori impropriamente chiamati migranti. Un’orda barbarica che quella stessa classe dirigente, Merkel in testa, rifiuta la responsabilità di chiamarli per ciò che sono, ovvero “Nemici delle nostre Società e dei loro valori fondanti”. Negli USA, una volta il bastione della libertà e dell’UOMO, oggi il Presidente rifiuta, a proposito dell’ultimo terribile massacro umano di Orlando, perfino di pronunciare la parola “Islam”. E nonostante l’assoluta evidenza che il terrorista fosse islamico professante e nonostante che il Corano stesso obblighi in ben 7 Sure (i capitoli in cui si suddivide il Corano) ad uccidere gli infedeli – vedasi un mio precedente articolo pubblicato proprio su queste colonne dal titolo “Qualche riflessione sul Corano a proposito di uccidere”. –   L’irresponsabile Obama Barack Hussein dimentica, o meglio, si rifiuta, quasi ne fosse complice, di asserire il vero, ossia; dal 2001 il tributo di morti americani pagato a causa della guerra terroristica dichiarata dall’Islam radicale è più alto di a quello pagato per difendere l’Afghanistan e l’Iraq messi insieme. Al suo confronto, per molto meno e non certamente per attentato alla sicurezza nazionale come nel caso dell’irresponsabile Obama, l’allora Presidente Nixon per il caso Water gate ebbe a subire l’impeachment e dovette lasciare la presidenza degli USA.

Torniamo in Italia, di irresponsabilità in irresponsabilità, dobbiamo registrare anche la scellerata proposta di reddito di cittadinanza, o quella ancora più nefasta di pagare gli alieni migranti, di fatto già in essere con la diaria di 35 €, il doppio della pensione minima degli italiani. Sono solo alcuni esempi, fra i più aberranti, della caduta di ogni senso della responsabilità! Al momento di concludere queste note chiunque si peritasse di dare uno sguardo agli ultimi provvedimenti di questo governo non potrebbe che constatare il trionfo della irresponsabilità. In tema di mance e mancette preelettorali il sig. Renzi ha superato ogni immaginazione possibile nella prima Repubblica.

Peraltro, registro con qualche nota di speranza che l’analoga proposta di introdurre un reddito garantito a prescindere, è stata bocciata nella Confederazione Elvetica non più tardi di poche settimane orsono e a stragrande maggioranza; con il 78%. Per inciso, la bocciatura è avvenuta mediante referendum, ovvero lasciando la parola al popolo sovrano. Già, perché in Svizzera il popolo è sovrano e non suddito o peggio servente di una classe di boiardi politici e giuridici autoreferenziali! Tanto per essere espliciti vedasi il caso degli ultimi tre capi di governo di questa Repubblica illegittima, fra i quali eccelle per tali caratteristiche quello attuale, il quale non ha nemmeno la legittimità elettiva.

Solo qualche generazione fa, in pieno boom economico per esempio, tutti ma proprio tutti, dai capitalisti ai comunisti passando per le gerarchie religiose, erano concordi nel sostenere una semplice verità: “Colui che non lavora non può nemmeno mangiare”! Questo non significava affatto che chi non fosse abile al lavoro non fosse aiutato. Ma l’idea che la gente semplicemente scegliendo di non lavorare dovesse essere sostenuta con il denaro estorto (le tasse sono estorsione a mano armata, dove la pistola fumante è la legge) a chi lavora sarebbe stata assolutamente rifiutata da tutto l’arco ideologico ed istituzionale. Come si è giunti ad una tale aberrante e penosa situazione è una lunga storia. Voglio solo ricordare che storicamente la caduta del principio della RESPONSABILITA’ INDIVIDUALE, così come la sua diretta emanazione della Responsabilità sociale e collettiva, entrambe chiaramente definite nel messaggio evangelico di Cristo fu avviata (la caduta) con il nefasto avvento del potere temporale dei Papi, il quale poggiava il proprio potere su sterminate folle di poveri, ignoranti e servi della gleba.   Bisognò aspettare la cruenta riforma di Lutero e ancor quella di Calvino per vedere riproposto e strenuamente difeso il messaggio di Cristo: Dio ha dato all’uomo il libero arbitrio con il quale lo rende responsabile delle proprie azioni di fronte a Cesare in questo mondo e di fronte a Dio in quello eterno. Furono proprio i Longobardi a rompere un tale oscurantista potere separando i destini delle Regioni a nord del PO da quelli dei popoli assoggettati della Roma papale e bizantina. Si deve alla santa alleanza tra il Papato e i Franchi se i Longobardi non poterono terminare la loro opera di costruzione di un solido edifico istituzionale che potesse fornire ai popoli di quelle regioni subalpine una autonoma prospettiva di sviluppo storico così come avvenne per i popoli germanici. Onore ai Veneti, i soli che con la Repubblica Serenissima hanno continuato quell’opera riuscendovi però solo in parte.

Purtroppo tutte le vicende storiche della penisola ivi incluse quelle attuali non si sono mai potute liberare da una tale garrota. Ancora oggi tutto il comportamento della classe dirigente, a cominciare da quella cosiddetta culturale, è permeato da quella sciagurata deresponsabilizzazione, per la quale tutti sono solidali (il feticcio della solidarietà) perché tutti devono essere poveri ignoranti e servi della gleba. In Italia e devo dire anche in Lombardia, sebbene in misura meno traumatica, con questa sinistra furbata della solidarietà resa ancor più nefasta dal connubio catto-comunista, si è progressivamente eroso ogni senso della propria responsabilità che deve sempre rispondere a sé stesso e alla società nella quale vive alla più fondamentale delle domande “Cosa ho fatto oggi per meritare ciò che chiedo?”  Quanti poveri della società di oggi si pongono questa domanda? Molto verosimilmente moto pochi! Se dobbiamo registrare che in questi ultimi anni quella stessa povertà che sembrava scongiurata è tornata prepotentemente ad assillare la vita di molti Lombardi, di molti Veneti e di moltissimi Italiani. Tutti i programmi di sostegno alla povertà, sai quelli nazionali sia quelli regionali, sono di fatto soffocanti distorsioni della burocrazia statale al principio della responsabilità personale. Il caso del bonus di 80 €, o della mancetta ai diciottenni, o ancora la 14a alle pensioni basse, ne sono solo gli ultimi e desolanti esempi. Povertà, disuguaglianza, equità sembrano essere i feticci ai piedi dei quali immolare il principio della responsabilità individuale e sociale.

Povertà e disuguaglianza non sono le due facce della stessa medaglia. La povertà aumenta quando diminuisce la responsabilità di aggiungere valore sia nella attività di dipendente che in quella di imprenditore. La disuguaglianza cresce tra chi vive irresponsabilmente e chi invece della propria responsabilità ha fatto un motivo fondante di impegno a crescere.  Condannare chi guadagna troppo significa in realtà volersi impadronire del frutto di quel lavoro. Cari signori il comunismo cacciato dalla porta sta rientrando dalla finestra.

Ma la povertà è conseguenza di una maledizione sociale o piuttosto essa non è conseguenza di comportamenti personali che prescindendo dalla propria responsabilità diventa frutto di irresponsabilità? E che cosa significa povertà nella società del XXI secolo?  La gran parte di coloro che oggi vengono classificati poveri o che vivono sotto la linea definita della povertà, in realtà, possiedono condizionatori climatici, uno o più televisori e almeno un autoveicolo e altre amenità del tutto sconosciute alla gran parte della razza umana. Un reddito di 900 € al mese equivale al reddito annuale di circa 4 miliardi di esseri umani o al reddito biennale in un paese come il Congo. Pochissimi di noi negli anni 60 disponevano di un televisore o di un condizionatore. Epperò bisogna aggiungere che lo standard di vita considerato in Italia al di sotto del livello di povertà costituisce in realtà lo standard di vita della classe medio-alta in paesi come la Grecia o il Messico.

Le statistiche confermano che nelle aree a basso reddito (gran parte delle regioni meridionali e qualche isola nel Lombardo-Veneto) è presente una accentuata regressione o peggio degenerazione sociale fino a trasformarsi in crimine di ogni tipo, per niente legata alla scarsa disponibilità di danaro, ma piuttosto per la sindrome da irresponsabilità. Una sindrome ben presente nelle riserve degli indiani d’America o in quelle degli aborigeni australiani. In tutte queste Regioni sono attivi programmi di assistenza molto avanzati che garantiscono nelle più svariate forme (In Italia credo siamo al vertice) che non è necessario lavorare per condurre una esistenza al limite del dignitoso. Sollevare un individuo dalla personale responsabilità di procurarsi i mezzi di sussistenza non è, non è mai stata e non sarà mai una soluzione, piuttosto essa diventa un’aggravante del problema. È sempre più generalizzato il caso in cui il Governo (non solo in Italia) accorre in soccorso dei cosiddetti poveri con il fornire denaro che permetta loro di vivere, non solo senza lavorare, ma senza nemmeno l’obbligo di svolgere una qualunque attività al servizio della comunità in cui vive.

Questo cammino verso la distruzione dell’individuo, in quanto primo responsabile della propria vita e del proprio destino inizia al debutto degli anni 70. Da allora è precipitato inarrestabilmente fino alla presente apoteosi della irresponsabilità per la quale un clandestino apolide senza alcun documento, senza alcuna giustificazione e rifiutando perfino la sua identificazione, viene mantenuto quale perfetto nullafacente a 900 € al mese. Pensare che la pensione di un lavoratore italiano con 40 anni contribuzione e un reddito a fine lavoro di 1200 € mensili è previsto andare in pensione con un assegno di 700 €/mese se tutto va bene. Allora è lecito domandarsi: perché lavorare, perché intraprendere, perché rischiare. In definitiva; perché essere responsabili? Se tutti abbiamo diritto a beneficiare di un reddito in quanto presenti su questa terra è legittimo domandare perché alcuni hanno così poco e altri hanno così tanto? In questo tipo di contesto sociale, fortemente promosso da politici che intendono la democrazia come voto di scambio, ogni sorta di disparità o divario diventano automaticamente delle “iniquità” e quindi una buona ragione per “rubare “ad altri piuttosto che impegnarsi a migliorare la propria condizione. Solo in una società dove il riconoscimento (Promozione sociale o aumento del reddito) è funzione diretta del proprio contributo (esercizio della responsabilità) vi è una ragionevole e onesta risposta alla questione del perché qualcuno come Bill Gates o Mark Zukerberg abbiano così tanto a altri invece abbiano così poco.

Nel registro che attesta del divorzio tra riconoscimento personale e contributo personale sta scritto a lettere cubitali che il risultato di un tale divorzio è un vero e proprio disastro sociale. Un disastro che è in pieno svolgimento e non è ancora giunto alle sue peggiori conseguenze.

Chiudo, questa prima parte, con una nota molto pessimistica ma ben rappresentativa della presente situazione, purtroppo non solo italiana ma molto diffusa in tutto l’Occidente:

UNA SOCIETA’ DI IRRESPONSABILI NON PUO’ CHE PRODURRE UNA CLASSE DIRIGENTE IRRESPONSABILE.

COME SEMPRE L’ELITE È L’ESPRESSIONE DI UN POPOLO.

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