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Una Carmela fermò la libertà dei veneti. Ma ora chi li ferma? Avanza il referendum di Zaia

di CASSANDRAplebiscito veneto

Il destino a volte sta tutto in un nome. Il ministro Carmela Lanzetta  – sbarrò, lo ricordate? –  la strada all’indipendenza del Veneto. Non c’è da stupirsi quindi se è accaduto ciò che si poteva prevedere, e cioè che Roma avrebbe bloccato il processo di libertà e di sovranità di un popolo.  Si tenga il suo prosecco, il Veneto, si lamenti in tv  con le partite Iva una sera a settimana, ed è finita lì.

Succede, ed è successo. Va avanti così dal plebiscito paraunitario e va avanti così con tutti i governi che si sono succeduti, che hanno parlato di federalismo e autonomie aprendo un ufficino ministeriale alla villa Reale di Monza, dimenticando che il decentramento c’era già. Bastava andare in centro a Milano e trovare gli uffici scolastici regionali, che sono distaccamenti del ministero dell’Istruzione, quella che ancora manca a molti politici. D’altra parte se Equitalia nasce in seno al governo che doveva fare il federalismo, abbiamo detto già tutto. Chissà la sinistra cosa avrebbe potuto fare di meglio. Per questo c’è Carmela.

La sovranità in Italia non conta, e così anche la volontà di una Regione che si è vista impugnare le leggi sui referendum consultivi sull’autonomia e l’indipendenza del Veneto, votate dal consiglio regionale.

La decisione era su proposta del ministro per gli affari regionali, Maria Carmela Lanzetta. Ma da allora di acqua sotto i ponti ne è passata.

Il Veneto  ha ancora un proiettile di riserva e può consultare il popolo su quel che resta, sull’autonomia.

Per fare cosa? Obiettivo  riaffermare il diritto ad esprimersi sull’auto-determinazione del popolo veneto. La brace brucia ancora e il referendum sull’autonomia spinta del Veneto sta per arrivare. Nonostante Carmela.

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