di Stefania Piazzo – La povertà educativa, la chiamano così, è con il debito pubblico e la burocrazia, il vero cancro del Paese. L’ultimo test Invalsi rileva che appena il 66% degli studenti dell’ultimo anno di scuola media ha raggiunto il livello minimo previsto dalle linee guida nazionali nel test d’Italiano.
E gli altri? Gli altri in parole povere, non capiscono il senso di quello che leggono.
Il Rapporto nazionale Invalsi 2019, presentato presso la Camera dei Deputati, certifica che la percentual di alunni che arriva al traguardo minimo, o un livello più alto, nelle due macro-aree del nord tocca o supera il 70%, scende al 68% nell’Italia centrale e cala ulteriormente, al 60% e al 54% rispettivamente, nel Sud e nel Sud e Isole. Nulla di nuovo.
La questione, il punto focale, al di là della ripartizione dell’ignoranza, è che ci sono ovunque fette consistenti di nuovi cittadini che non comprendono ciò che viene posto loro davanti. Il test dimostra che gli alunni di terza media che non riescono a raggiungere o oltrepassare il livello base, e che si dimostrano dunque incapaci di capire un testo d’Italiano, sono circa il 34%. Ma non è la percentuale il punto dolente.
E’ evidente che la scuola pubblica ha ovunque fallito. Ore da mattina a sera, carichi di lezioni a casa, doposcuola, non sopperiscono alla scarsa evidente qualità della proposta educativa.
Ma la domanda che mi pongo va oltre, anche se comunque attuale rispetto ad una riflessione sul presente prossimo. Questi futuri cittadini sono anche elettori. Dove apprenderanno la buona novella della politica e come la sapranno analizzare? Saranno le frasi facili sui social della propaganda politica a costruire il Paese?
Perché io piuttosto vedo dei somari sovrani eleggere altri sovrani somari. Purtroppo nell’urna, uno non vale uno. La democrazia non è affatto democratica.