Ultimatum Conte ai vice: ditemi se volete andare avanti

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rassegna stampa

di MARIO LAVIA – La tragedia di Giuseppe Conte è quella di (ri)diventare un signor Nessuno, un Carneade per carità con un suo portamento da uomo di mondo ma sempre un Carneade – “chi era costui?”, si chiedeva don Abbondio. Nelle ore (fintamente) cruciali della politica italiana, ecco che l’avvocato del Popolo Conte professor Giuseppe parla al Popolo come fa the President of the United States alla radio, fissa un orario bizzarro (le 18.15: perché non le 18 o le 18,30?) per dare appuntamento ai giornalisti nella sala dei Galeoni (altrimenti detta delle Galere) di palazzo Chigi, quella dove si celebra il passaggio di consegne con la campanella. Per dire che? Che il governo ha lavorato bene e che lui semmai ha sottovalutato i guai derivanti dalla “campagna elettorale permanente”. Insomma, Conte è molto scocciato che quei due si facciano la guerra mentre è necessario lavorare e andare avanti con la mitica fase 2: lo sappiano l’Europa e i mercati, si va avanti. Niente crisi. Per ora.

Certo, c’è in giro troppa “sovraeccitazione”, se permanesse “non si potrebbe lavorare”, serve “leale collaborazione”. Fischiano le orecchie, ai due vice. E arriva l’ultimatum: i due vice “decidano e mi facciano sapere se intendono continuare”.

Tutto qui, ma non è poco. Il capo del governo – così va tuttora definito – ha sentito il bisogno di tranquillizzare il mondo intero sul fatto che non intende rassegnarsi a fare lo spettatore del match fra Salvini e Di Maio, giunto comunque ai suoi round conclusivi – e probabilmente più che sentirlo lui, quel bisogno, gli è stato fatto autorevolmente notare che o si raddrizza la barca o si affoga. Difficile pensare infatti che il Presidente della Repubblica in questi giorni post-europee se ne stia stato con le mani in mano a osservare i monitor con lo spread in salita e le quotazioni del governo in ribasso mentre le piazze si riempiono di pensionati e di lavoratori(Whirlpool), piazze del tutto inascoltate, per insipienza più che per arroganza, dal ministro per lo Sviluppo economico, in tutt’altre faccende affaccendato.

Tenere lo spread sotto quota 300, e se possibile molto più giù, è una necessità imprescindibile. Tranquillizzare per quanto possibile gli investitori, che fuggono a gambe levate da un Paese in crisi e senza bussola. Rasserenare il quadro politico e segnatamente i due gemelli dell’odio, Salvini e Di Maio. Dare il senso con un gesto pubblico a Sergio Mattarella che a palazzo Chigi c’è un presidente del Consiglio. Tutto questo c’è dietro “l’importante” discorso del premier.

Le dimissioni fatte trapelare dagli spin chigisti? Macché. La mossa dell’avvocato – l’ultimatum – “decidete” – conferma solo che il destino del governo ce l’ha in tasca Salvini.Che lui è ormai come quei “secondi” che a bordo ring  tentano di rianimare il boxeur, gli asciugano la faccia, gli danno da bere: ma è quest’ultimo che combatte. Lui può al massimo gettare la spugna e non la vuole gettare, il Carneade, passerebbe alla storia come il “capo” di uno dei governi peggiori e meno longevi della storia repubblicana, un Giovanni Goria ma in sedicesimo, ché quello era comunque subissato da gente come Craxi e Andreotti, altro che Salvini e Di Maio!

Comunque, la sua mossa l’ha fatta. Rimettendo il cerino nelle mani di Matteo Salvini, soprattutto, l’Attila della politica italiana – che intima: o flat tax o morte – più che in quelle tremolanti di un pallido Di Maio che nulla può, dopo i risultati del 26, e anzi ha il terrore delle urne. Tocca dunque al ministro dell’Interno, perennemente in modalità comizio, darsi una regolata, se non vuole che la responsabilità di una crisi con tutte le conseguenze del caso caschino sulla di lui testa. E la domanda verte appunto su questo: Salvini vuole le elezioni oppure no? Darà l’assalto al cielo o si darà tempi più diluiti? Mediterà sul fatto che il Paese esce da tre mesi di campagna elettorale e che probabilmente avrebbe voglia di altro che non trascorrerne altri nella stessa condizione? All’avvocato non resta che annotare la risposta, quando sarà. Ma la crisi politica è in atto, il dubbio è se e quando verrà formalizzata.

Dice Nicola Zingaretti: “Conte ha ammesso la paralisi, il disastro e il fallimento del suo governo che noi denunciamo da settimane”.

Conte, ultimatum ai due vice: “Ditemi se volete andare avanti”

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