Ucraina-Russia. Nessuno vuole davvero negoziare? Verso una lunga lunghissima guerra

La guerra in Ucraina giunge al 77giorno senza che si intraveda ancora una soluzione diplomatica a una crisi che sta portando a un livello sempre più preoccupante la tensione tra la Russia e i paesi della Nato. A fotografare la gravità della situazione è stato, nel corso di un’informativa al Senato americano, il direttore dell’intelligence Usa, Avril Haines, secondo il quale la guerra scatenata da Vladimir Putin in Ucraina potrebbe diventare “più imprevedibile” e portare a un’escalation” anche nucleare, nei prossimi mesi. Haines sottolinea l’incertezza di ogni previsione in merito al conflitto: parlando alla commissione per i servizi armati del Senato, lo specialista ha dipinto un quadro cupo e incerto della prossima fase dell’invasione di Putin, che dura da oltre due mesi. La prossima mossa del leader del Cremlino sarà difficile da prevedere perché “Putin deve affrontare una discrepanza tra le sue ambizioni e le attuali capacità militari convenzionali della Russia”.

In quest’ottica, Haines ha affermato che la situazione sul campo potrebbe “aumentare la probabilità che il presidente Putin si rivolga a mezzi più drastici”, inclusa “l’imposizione della legge marziale, il riorientamento della produzione industriale o azioni militari potenzialmente in grado di provocare un’escalation del conflitto”. Per quanto riguarda le armi nucleari, secondo il capo degli 007 a stelle e strisce non ritiene che Putin deciderà di utilizzarle a meno che non percepirà “una minaccia esistenziale per la Russia”. Viene ovviamente da chiedersi se tale “minaccia” nella mente del presidente russo potrebbe essere costituita anche dal timore di una sconfitta in Ucraina, ma a questo Haines non ha dato una risposta esplicita. Da parte sua però il tenente generale Scott Berrier, capo della Defense Intelligence Agency, ha affermato che gli Stati Uniti non hanno segnali che indichino che la Russia si stia muovendo per un uso “imminente” di un’arma nucleare tattica sul campo di battaglia.

Haines ha inoltre cercato di far luce sui reali obiettivi di quella che Mosca si ostina a definire una “operazione militare speciale” e che nella fase attuale fanno registrare i intensi combattimenti nell’est del paese. Nonostante lo scatenarsi dell’offensiva orientale, secondo l’intelligence Usa le mire di Putin si estenderebbero ben oltre la regione orientale del Donbass. “Anche se i russi avranno successo ad est, non siamo fiduciosi che la lotta nel Donbasa porrà fine alla guerra”, ha detto Haines. Di certo c’è solo che a breve termine Putin intenda conquistare le due regioni orientali di Donetsk e Lugansk, controllare la città di Kherson e potenzialmente estendere un ponte di terra attorno al quadrante meridionale del paese fino alla Transnistria. Ma per raggiungere questo territorio secessionista della Moldavia, l’intelligence americana ritiene che Putin abbia bisogno di lanciare una piena mobilitazione all’interno della Russia, un passo che finora non ha compiuto. In questa situazione, la speranza che la soluzione diplomatica al conflitto sia imminente è tutt’altro che realistica. “Poiché sia la Russia che l’Ucraina credono di poter continuare a fare progressi militarmente, non vediamo un percorso negoziale praticabile, almeno a breve termine”, ha affermato Haines.

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