di ANGELO VALENTINO – Fa un certo effetto ma non ha torto la TV Svizzera quando titola ”
Dopo la Campania, brucia anche la pianura padana”.
Perché nulla avviene a caso e il legame tra i due eventi criminali è sotto gli occhi di tutti. Scrive Floriana Bulfon che “negli ultimi tre anni sono più di 300 gli incendi e la Terra dei Fuochi non è più confinata tra Napoli e Caserta. Brucia la Lombardia, il Veneto, la pianura padana, dove si concentrano gli impianti di trattamento e dove finiscono anche i rifiuti della Campania. Trasportati da aziende in regola e poi fatti sparire.
Perché il fuoco è la soluzione più economica per liberarsi dall’ immondizia. I roghi riguardano soprattutto scarti di plastica e carta per imballaggi destinati fino ad ora alla Cina. A inizio anno infatti la via s’è interrotta: Pechino ha bloccato ogni importazione. E così non potendoli più gettare nella grande pattumiera e con gli impianti austriaci o tedeschi che devono smaltire quello che prima finiva in Oriente, si è riempito ogni spazio disponibile”.
Sapete cosa è bruciato a casa nostra? Oltre 16.000 tonnellate, con un danno che nessuno vi racconta: polveri inquinanti al pari dell’attività degli inceneritori in oltre 2500 anni di attività. Poi però fermano il diesel 3.
“Nel Pavese – rincara il servizio elvetico – la magistratura ha svelato come in pochi mesi titolari di aziende di smaltimento, trasportatori e mediatori abbiano incassato oltre un milione di euro stoccando illegalmente rifiuti a cui poi davano fuoco. Un affare per tutti: da chi riceveva rifiuti oltre i limiti consentiti, agli autotrasportatori fino ai mediatori”. E non è solo mafia. “E’ semplicemente diventato un modo di fare impresa. Permette guadagni facili e i rischi sono limitati. La commissione Ecomafie ha dimostrato che nel 50% dei casi nessun colpevole viene individuato”.
“Basterebbe incrociare le banche dati della magistratura e delle forze dell’ordine con quelle del sistema delle agenzie ambientali”, chiarisce Claudia Mannino dei Verdi. E ancora: “servono visite a sorpresa da parte delle agenzie ambientali e non concedere deroghe al codice ambientale”.
E che dire della strana coincidenza quando a Mortara, la scorsa estate, a poche ore dall’ispezione, il giorno prima sono andati in fumo 12.000 metri cubi di rifiuti?
Secondo il pubblico ministero Silvia Bonardi, della Direzione distrettuale di Milano, “è allarmante perché quello che manca è il controllo delle autorizzazioni, specie in quei capannoni usati come stoccaggio di rifiuti”.
Insomma, inutile si dica che il problema è del Sud. E che al Nord si sta bene. Dove, si sta bene? Tutto regolare o l’andazzo generale ha meridionalizzato la gestione rifiuti? Bruciano loro, lo facciamo anche noi.