Trionfo Trump 1/ Il mondo è cambiato, i nuovi barbari faranno crollare l’impero. Altro che “Pannocchia”

 

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di STEFANIA PIAZZO –  Era già accaduto anche in Italia. Ricordate? Nel 2013 vi fu una sottostima clamorosa dei 5Stelle. Perché? Un conto sono i sondaggi pagati dalle tv per fare spettacolo la sera, con le solite facce da 20 anni, un conto sono le analisi dei sociologi, che i sondaggi li fanno esaminando la società, la sua pancia. Oggi come allora, la stampa non aveva voluto capire nulla. Tranne poi stupirsi. E infatti, “Vi è un tribunale, che è più forte dei magistrati e delle leggi, dei ministri e dei re. Questo tribunale – spiegava Gaetano Filangieri nel 1780 – è quello della pubblica opinione”.

La gente, per fortuna, non la pensa come i talk show, né come le società di indagine demoscopica. Ed è più aggiornata dei giornalisti.  Commenta infatti sui social il collega Luciano Ghelfi, quirinalista di Rai2, giornalista equidistante dai partiti, in merito al successo di Trump: “Non concedere la vittoria in presenza di un risultato abbastanza netto è un errore gravissimo di grammatica politica. Quando fu di Bush/Gore in Florida la vittoria finale dipendeva dai grandi elettori di quello stato e di quella contea contestata. Qui si delinea una vittoria di Trump piuttosto larga quanto a stati vinti. Impossibile che vi siano errori in 5 / 6 realtà…”.

Insomma, a che gioco gioca il sistema? E che percezione, soprattutto, hanno gli organi di informazione degli umori della gente? Di certo non frequentano i mercati, le sale d’aspetto dei pronto soccorso, le stazioni dei treni, le metropolitane. Vivono dove sonnecchia il potere. Raccontano e vivono in un mondo che non esiste più, un mondo più avanti, oltre la soglia del vecchio potere e del vecchio sistema.

La sgrammatica di Trump, eretico, inopportuno, da espulsione in campo, quel “Pannocchia” considerato come espressione di politica troglodita anziché eco del malessere che cova, ha finito per seppellire tutti. I divi, l’America dei salotti di sinistra, la schiera di adulatori dell’ultima cena di Obama. Davvero l’ultima. Perché adesso non ce n’è più per nessuno. Come quando l’impero di Roma è imploso per l’arrivo dei barbari.

Ha vinto l’America che non ci hanno fatto vedere, che non ci hanno voluto raccontare, mentre le nostre tv si affollavano solo di fans democratici alle convention. Il boato dell’America profonda, periferica, cittadina, esasperata, stanca di sogni incerti, va alla Casa Bianca. Commentava ieri Grillo: “Quelli pagati per commentare e spiegare cosa doveva accadere sono morti, il mondo è cambiato”.

In Italia, tra meno di un mese, tocca al referendum sulla Costituzione che piace a Renzi e che piaceva a Obama. Dai tromboni ai trombati.

 

 

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