TRE NOMI PER LA LEGA LOMBARDA: GIBELLI, SALVINI, STUCCHI

di GIANLUCA MARCHI

I “BARBARI SOGNANTI” STANNO FACENDO MAN BASSA DI DELEGATI IN VISTA DEL CONGRESSO DELLA LEGA LOMBARDA, DOVE SONO IN TRE I POSSIBILI CANDIDATI A SOSTITUIRE GIORGETTI. E INTANTO MARONI FA SPONDA CON ALFANO IN VISTA DI UNA POSSIBILE ALLEANZA PER IL 2013 CON PENSIONAMENTO DI BOSSI E BERLUSCONI

Se Gilberto Oneto, nell’editoriale qui a fianco, svolge una sacrosanta analisi sulla sostanziale inutilità strategica di occupare posti di potere senza un vero progetto politico, qui più prosaicamente ci occupiamo di lotte di potere, dentro la Lega ma anche gettando uno sguardo al futuro e alle possibili alleanze.  L’avanzata dei “barbari sognanti” verso il controllo della Lega Lombarda ormai sembra una cosa fatta, almeno nei numeri. I congressi provinciali per l’elezione dei delegati in vista del congresso in programma dall’1 al 3 giugno a Senago assegnano una netta maggioranza, nell’ordine dell’80 per cento, agli uomini di Roberto Maroni. Vero è che domenica 1 aprile dovranno essere rifatte le votazioni a Varese, annullate per via che nell’urna sono state trovate alcune schede in più rispetto ai votanti (i maroniani hanno puntato il dito contro i bossiani, accusati di voler fare casini), ma anche nella provincia dei grandi capi le cose non dovrebbero andare molto diversamente.

Detto che il segretario uscente Giancarlo Giorgetti rimane determinato nella sua decisione di non volerne più sapere (si dice persino che non vorrebbe più nemmeno ricandidarsi al Parlamento nel 2013), i favori del pronostico per la scelta del nuovo segretario si concentrano su tre nomi, che citiamo in ordine alfabetico: Andrea Gibelli, lodigiano, attuale vicepresidente della Regione Lombardia; Matteo Salvini, milanese, eurodeputato e capogruppo a Palazzo Marino; Giacomo Stucchi, bergamasco, vice capogruppo alla Camera. E’ fuor di dubbio che i “barbari sognanti” tifano per Salvini, sempre più popolare fra i maroniani, ma la sua potrebbe apparire di rottura netta coi bossiani-cerchisti, viste le dichiarazioni che il più giovane dei tre ha sfornato da quando la lotta interna s’è fatta accesa. Stucchi rappresenterebbe una scelta meno di rottura, anche se l’opzione di maggiore mediazione appare quella di Gibelli. Si tratta, sia chiaro, di ragionamenti sulla carta, perché molte sorprese potrebbero ancora avvenire da qui all’inizio di giugno.

Resta ovviamente l’incognita di come Umberto Bossi vorrà gestire questo delicato passaggio e soprattutto di come e quanto soffieranno sul fuoco i più stretti componenti del cerchio magico/malefico. Qualcuno teme che possa ripetersi la scena avvenuta lo scorso mese di ottobre a Varese, quando il Senatur costrinse al ritiro i due contendenti in gara e impose un suo fedelissimo pressoché sconosciuto ai votanti, Maurilio Canton. Tuttavia è arduo pensare che il grande vecchio si possa avventurare su una strada del genere, anche perché se a Varese ci furono contestazioni, a Senago potrebbe scoppiare la rivoluzione.

In Veneto, invece, la situazione al momento è più complessa: finché non si risolve il braccio di ferro sulla presentazione della Lista Tosi alle amministrative di Verona è difficile prevedere cosa succederà al congresso della Liga Veneta, che al momento non è ancora stato convocato. I due grandi avversari in competizione sono lo stesso Flavio Tosi e il segretario uscente Gianpaolo Gobbo. Prima va sciolto il nodo Verona, che dovrà essere affrontato dal Consiglio federale. E magari potrebbe emergere una soluzione salomonica: via libera per Tosi a presentare la lista col proprio nome a Verona, ma in cambio della rinuncia a correre per la segreteria nazionale della Liga. Al momento è solo un’illazione, ma potrebbe essere la fatidica “quadra”, anche se il boccone di vedere in sella ancora il super-bossiano Gobbo sarebbe amaro da ingoiare per tanti. Intanto, però, Gobbo continua a buttare benzina sul fuoco: «La Lista Tosi non è fatta di leghisti, è un partito diverso dalla Lega. Le liste di Zaia e Gentilini, gli unici due precedenti, erano composte da leghisti a tutti gli effetti, tant’è che sono poi confluiti nel gruppi consiliari del partito. Quella di Tosi non lo è. Non accettiamo personalismi».

Il futuro prossimo della Lega dipenderà molto da come intenderà muoversi Roberto Maroni sull’asse Milano-Verona-Padova. Il suo tentativo appare quello di tenere insieme il più possibile tutta la Lega, ma il percorso non sembra facile, anzi in alcuni frangenti sembra uno slalom speciale per chi si interessa di sci. Restando sempre all’ex ministro, ha fatto un certo clamore l’intervista concessa ieri a Libero, dove in sostanza ha previsto che la pace col Pdl tornerà nel 2013, al punto da far pensare a una nuova alleanza di centro-destra per le prossime elezioni politiche. Ma soprattutto appare evidente come Maroni stia facendo una decisa apertura di credito ad Angelino Alfano, quasi che volesse essegli di supporto nella conquista definitiva del Pdl.  E’ come se volesse prefigurare un’alleanza tutta nuova, fra il Pdl di Alfano e la Lega di Maroni, con il sostanziale pensionamento dei due vecchi leader, Bossi e Belrusconi.

E proprio al Cavaliere l’ex titolare della Farnesina non risparmia né epitaffi di fine mandato (“un ciclo è finito” ha ricordato più volte in questi ultimi giorni) né qualche pesante calcio negli stinchi. Si prenda ad esempio quanto sta avvenendo a Monza. Come ha raccontato l’ottimo Alessandro Da Rold su Linkiesta, l’altra sera la Lega, pare per intervento proprio di Maroni, ha lanciato un segnale negativo contro l’operazione “Cascinazza”, un’enorme area agricola di proprietà di Paolo Berlusconi che si vorrebbe trasformare in edificabile per realizzare “Milano 4”. La storia della Cascinazza va avanti da oltre 20 anni e finalmente con la Giunta Lega Pdl guidata da Marco Mariani i Berlusconi sembravano sul punto di sbloccarla con una variante al Pgt supervisionato dall’ex ministro e assessore Paolo Romani (un fedelissimo di Paolo). Ma l’altra sera in commissione la Lega, sconfessando il proprio sindaco, si è astenuta nel votare il parere alla variante e adesso ci sono solo due giorni perchè il Consiglio comunale possa approvarla, ma con l’aria che tira appare difficile trovare i voti utili. Poi Monza andrà al voto e dunque se ne potrebbe riparlare solo con la nuova amministrazione, tra l’altro al momento difficile da prevedere, perché Mariani vorrebbe rinnovare l’alleanza Lega-Pdl, ma il Carroccio ha deciso in generale di correre da solo. A meno di eccezioni che devono passare dal tavolo di Bossi. E magari anche dalla Cascinazza…

 

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