di MASSIMO VIDORI – Secondo alcuni critici, non vi sarebbe strategia dietro le scelte nella contrattazione con il governo circa l’autonomia del Veneto.
Sono invece convinto che ci sia la strategia del tiepido “piedino nella porta” nei confronti dell’apertura costituzionale rappresentata dall’ articolo 116. Che sia un minimalista “intanto prendiamo quello che ci danno”. Che questo strapuntino sia il perno sul quale si vuole ancorare il percorso di autogoverno secondo l’audacia di Re Tentenna. E’ davvero sconfortante il teatrino che si palesa guardando oggettivamente all’ultimo anno e più.
Simile in verità alle scene, drammaticamente note, dei lager nazisti dove qualche deportato più scaltro di altri cercava di ingraziarsi i suoi aguzzini per guadagnare un posticino al sole e qualche misero vantaggio. Tuttavia essi erano perfettamente consapevoli che non sarebbero mai diventati guardiani.
La scelta del governo regionale è davvero minore e non ha saputo interpretare il mandato referendario massivo meglio che in una ricerca di un posticino al sole e qualche misero vantaggio per il Popolo Veneto.
Al netto di queste presunte opportunità strategiche, resta certa una analogia coi prigionieri dei lager: non diventeremo mai i guardiani seguendo questa strada. Come dire che non saremo mai “paroni a casa nostra” e non mi sta bene.
Non riesco a non pensare ad una Venetia grande ed alle mie Dolomiti finalmente importanti come meritano. Sono stufo di sentire parlare per la nostra montagna esclusivamente di turismo da chi non capisca che solo se vissuta da un Popolo Dolomitico residente la montagna vivrà. Un Popolo Dolomitico che avrà motivo di risiedere solo andando oltre il concetto di “parco giochi montano”. Una montagna da vivere perché offre qualità e non univocamente turismo!
La miopia, il piccolo cabotaggio, il non-disturbare sono i mali che affliggono l’amministrazione Veneta degli ultimi anni… che nemmeno 2.300.000 di sostenitori sono riusciti a rinforzare!
Massimo Vidori
Indipendenza Veneta Dolomiti