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Tosi “traditore” per aver detto che la Padania era filosofia. E adesso chi dice che l’Italia si salva tutta intera è un eroe?

di CASSANDRApadania is not italy

Perché Flavio Tosi che aveva detto che occorreva andare oltre la Padania, venne subito considerato un traditore, un nazionalista, un italiano, mentre oggi Matteo Salvini, che ha fatto il funerale alla Padania, dicendo, “ci siamo sbagliati, l’Italia si salva tutta intera”, è l’eroe che ha salvato il partito?

Padania is not Italy. Salvini prima delle felpe aveva le t-shirt che marcavano la sua differenza. Ma si sbagliava, l’ha ammesso, appunto.

Nessuno ricorda quello che accadde al sindaco di Verona, irriso da tutto il partito o quasi? Nessuno ricorda della guerra intestina tra tosiani e bossiani, le espulsioni, la Pontida patetica del 2013 con un Bossi che neppure seppe salvare dalla proscrizione i suoi? Era guerra, guerra aperta. Da una parte c’erano Tosi, Maroni, dall’altra i leghisti, tanto per intenderci. I reduci bossiani e quelli che, come Salvini, facevano della Padania la luce dei loro occhi. Altro che Italia. Milano, allora, era diversa da Palermo, Venezia era diversa da Taranto… Oddio, a voler ben guardare, col residuo fiscale che ci troviamo, le differenze restano, ma non va di moda ricordarlo.

Salvini e il congresso del luglio 2012 della Lega

Ricordate Salvini ad Assago, due anni fa? No? Lo riproponiamo noi: “Se guardiamo questi ultimi vent’anni, gli altri sono stati più furbi e cattivi di noi: anche quest’anno alla Lombardia lo Stato italiano costerà 40 miliardi di euro, vale a dire 4 mila euro a cittadino lombardo. Occupiamoci allora  del Nord e di liberare la Padania e poi ciascuno a casa sua pensi se vuole divorziare in fretta e all’eutanasia o altro.

Come arrivare alla Padania libera? Non basta più dire Padania libera e basta. O decidiamo come arrivarci oppure non basta più. Quindi temi concreti. Noi di avere i conti a posto dovremmo essere stanchi: dovremmo reimparare a disubbidire, non alla napoletana, ma perché siamo stanchi. E devono essere i nostri sindaci e i nostri governatori a guidarci nel disubbidire, mandiamo i cittadini allo sbaraglio.

Dal 1 gennaio prossimo anche i Comuni sotto i 5 mila abitanti devono rispettare il demenziale patto di stabilità: abbiamo voglia di disubbidire e di andare a Roma con i sindaci e i loro cittadini a gridarlo?

Esodati: se non lo risolve Roma questo problema, allora Cota, Zaia e Formigoni tirino fuori un po’ di soldi per risolverlo.

Come ci arriviamo alla Padania?

Dopo vent’anni come ci arriviamo alla Padania? Avendo sbattuto contro un muro per vent’anni, dobbiamo trovare un percorso diverso. Troppo spesso il mantenere la carica prevale sul bene del movimento: basta! Dobbiamo portare a casa due o tre risultati concreti, non aprire quindici fronti diversi. Il nostro problema è concretizzare alcune delle battaglie che facciamo: batterci alla morte per portare a casa quel risultati, mettendo a tacere chi ci dice “ma la Lega cosa ha fatto?”.

Ma il percorso diverso non c’è più, semplicemente è cambiata la Lega, ora si occupa di tutta l’Italia, la liberazione della Padania è roba superata.

Padania superata… Lo era già il 3 ottobre 2011 per Tosi

«Io sono veronese, veneto, padano, italiano, europeo, basta non c’è altro». Con una risposta diplomatica il sindaco di Verona Flavio Tosi, della Lega, ospite di «24 Mattino» su Radio 24, liquida la questione della secessione e il dibattito sulla Padania: «È un argomento che non serve – ha aggiunto Tosi -. Possiamo discutere se la Padania esiste o non esiste, dove inizia o finisce. Possiamo parlare del popolo padano o veneto, siciliano, juventino o milanista. È filosofia, ma i problemi del Paese restano. Mi piace stare sulle cose concrete, il federalismo, le riforme. Sul tema Padania si rischia di dividersi e non è il momento». Si legge sul Corriere della Sera del 3 ottobre 2011. Sembra di sentire parlare Salvini, oggi. Solo che Salvini oggi non lo processa nessuno. Anzi,

Calderoli: vergogna!

Pronta a Tosi allora fu la replica del ministro per la Semplificazione e coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Roberto Calderoli : «Dissento profondamente rispetto alle dichiarazioni odierne rilasciate dal sindaco Flavio Tosi in merito alla Padania e ne sono particolarmente amareggiato. Le stesse dichiarazioni, infatti, contrastano apertamente con le finalità previste dall’articolo 1 del nostro statuto: finalità che Tosi, come vecchio militante, dovrebbe ben conoscere e soprattutto rispettare».

E Salvini che oggi dice basta Padania, la Lega è un partito nazionale, non viola alcuno statuto?

Tosi fischiato a Padova il 21 luglio 2014 per la Fondazione “Ricostruiamo il Paese”

“Un martellamento cominciato di mattina”, si legge sul Mattino di Padova il 21 luglio 2014, pochi mesi fa. “Il segretario veneto, Flavio Tosi, indirettamente o chiamato per nome, è finito sotto il fuoco delle critiche di militanti, dirigenti, segretari regionali, ex ministri. Anche i veneti, a partire da Massimo Bitonci, senatore, sindaco di Padova («non abbiamo bisogno di sindaci che fanno i democristiani ma che fanno la Lega»), gli hanno dato l’altolà. È la prima volta che accade in modo corale e plateale”. E, ancora, si legge: “Tosi è stato fischiato all’inizio quando ha preso la parola – ancora fischi dopo la contestazione a Pontida 2013 – che si è trasformato in un’arringa difensiva, punteggiata via via dagli applausi e culminata in un lungo, forte battimani finale”.
Tre i capi d’accusa principali: “Fare pubblicamente il controcanto alla linea del partito e del segretario Salvini, a cominciare dall’euro, ma non solo. Portare avanti un progetto politico nazionale e “altro” che ruota attorno alla sua Fondazione “Ricostruiamo il Paese” di incerta compatibilità con l’articolo 1 dello Statuto (la mission è l’indipendenza della Padania) riapprovato ieri con alcune modifiche. La terza accusa è aver calcato la mano sui provvedimenti disciplinari mirandoli contro il dissenso interno”.

Quando la questione nazionale era eresia
Sulla «questione nazionale», come l’ha chiamata il sindaco di Verona, ecco le sue parole: «Se andremo da soli alle Politiche ok, ma se si decide di andare con il centrodestra non si vede perché la Lega debba sostenere Berlusconi, Santanchè, Pascale e non propri uomini visto che siamo gli unici a esprimere leadership credibili. Tanto più che una parte del centrodestra fa in modo di portare consenso a Renzi – dice Tosi – La battaglia è unitaria, la Lega ha possibilità gigantesche». Lo aveva capito, ma era eretico per la dirigenza.

L’8 gennaio 2013 via la parola Padania dal simbolo

La denominazione Lega Nord per l’Indipendenza della Padania fu adottata nel 1997 per volontà di Umberto Bossi, deciso a cavalcare la linea della secessione delle regioni settentrionali: in precedenza, dal 1995 al 1997, il partito si era definito invece Lega Nord Italia Federale.

Sul Corriere del 9 gennaio 2013: “Un primo cambiamento è arrivato l’estate scorsa, dopo il congresso che ha sancito l’elezione di Roberto Maroni alla segreteria: dal “marchio” dei padani è stato cancellato il nome di Bossi, sostituito dalla parola Padania. Ieri, l’ulteriore strappo: via ogni accenno all’indipendenza padana, il nome di Maroni come marchio e la dizione lega Nord uguale per tutti” Niente di “sospetto”!?

Dall’ovile padano all’ovile italiano. Tosi diretto, Salvini prende il giro più largo. Chi ha tradito davvero?

Alla fine della fiera, il gioco di Salvini, dopo la spaccatura Bossi-Maroni, è stato quello di riportare a casa tutti i leghisti dispersi, di ricostruire una casa comune, di confortarla dal buon successo elettorale alle Europee. Salvini è quello che ha riavvicinato i bossiani, gli esclusi, che ha fatto credere di nuovo ad una Lega di lotta. Riportate a casa le pecorelle, il buon pastore ha cambiato la dicitura della scritta sulla porta: da “ovile padano”, a “ovile italiano”. Ci siamo sbagliati, “compagni”. Tutti, galvanizzati dal successo strepitoso, sono felici e contenti di essere chi più chi meno ancora in pista.

Solo che nessuno ricorda che Tosi a superare il concetto di Padania iniziò almeno due anni prima. Ma lo disse apertamente, lo disse in prima persona senza giri di parole e senza nasconderlo. Salvini, c’ha messo un anno e poco più, prima lanciando l’esca dei problemi concreti, poi, riprese in mano le redini del consenso, ha chiuso l’esperienza ventennale del Nord in campo politico per difendere le proprie ragioni. Venti anni di fallimenti. Dunque, compagni abbiamo scherzato. Solo che a lui nessuno osa dire: “Scusa, ma tu prima non eri tra quelli che avrebbero processato Tosi?”.

E giusto poi, con tutte le ragioni politiche di questo mondo, Tosi diceva:  “Stupisce non vedere nessuna presa di posizione da parte di chi, dirigenti, parlamentari, ex parlamentari, sindaci, sia durante la segreteria di Umberto Bossi che in tempi più recenti, mi attaccava ricordando l’articolo uno dello statuto della Lega Nord che sostiene l’indipendenza della Padania dal resto del Paese”. “Sarebbe bello – conclude Tosi – che quegli ipocriti e opportunisti avessero il coraggio di ripetere, ora che quelle tesi le afferma Salvini, le stesse considerazioni che facevano contro di me quando per loro ero l’italiota. Temo che tra loro prevarra’ l’attaccamento al potere rispetto alla coerenza e alla dignita’ personale”.

Per qualcuno la risposta a quello che sta accadendo è questo: la fenomenologia del miligonzo. Non è vero ciò che è vero, ma è vero ciò che gridano i più.

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