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Teani, Giovani Grande Nord: noi non vogliamo il reddito di cittadinanza ma il lavoro!

costo lavorodi GIORGIO TEANI – Il reddito di cittadinanza è come il canto delle sirene. Porta allo schianto. Non genera lavoro, semplicemente aumenta il reddito di inclusione che la sinistra aveva già introdotto, e ti illude che entro tre anni troverai un’occupazione, grazie alle magnifiche offerte degli inconcludenti centri per l’impiego. Il reddito di cittadinanza non è la soluzione, è la droga per stordire il nostro presente e non investire invece in un sistema del lavoro con meno tasse, più investimenti. I giovani del Nord non sanno  che farsene del sussidio di disoccupazione. Se quei soldi li avessero destinati a rifare le scuole, a pagare di più i giovani che scappano all’estero, se avessero reso gratuiti gli asili nido, se avessero incrementato l’occupazione nel miglioramento dell’ambiente, del risparmio energetico, i giovani avrebbero avuto un futuro.

Invece, il reddito di cittadinanza ci porterà nuovi debiti, una finanziaria che aumenta lo spread e quindi i tassi di interesse, il costo del denaro per famiglie e imprese.  Abbiamo letto cose allucinanti, sul reddito di cittadinanza. Abbiamo appreso che Massimo Baroni, dei 5Stelle, ha twittato:  «Metti il reddito di cittadinanza in Italia e vedi come iniziano a trombare tutti come ricci» . E, apprendiamo, anche con una gif di animazione. Ne facciamo anche a meno, grazie. Non ci facciamo trombare il cervello.

Poi leggiamo dalla Lega che il reddito sarà legato all’Isee. Insomma, non devi avere una casa di proprietà, che vuol dire un mutuo. Devi avere  7-8mila euro annui (in alcuni casi 6mila euro). A chi andrà, quindi?

Una manovra elettorale, fine a se stessa. Il reddito di cittadinanza non alimenta il lavoro vero, è un sussidio alla povertà certificata o a chi non ha ancora messo su famiglia, una casa con un mutuo e un lavoro perso. Alla fine, restano sula strada i soliti noti. Noi giovani, che chiediamo non la luna ma un sistema fiscale, amministrativo, scolastico, in grado di dare delle risposte, e non invece di chiederci di metterci in fila con la tessera del pane per mendicare la disoccupazione.

Non so se al governo è chiaro, ma qui al Nord le fabbriche chiudono. Chiudono le catene di supermercati.  Vediamo buio e in fondo al tunnel vediamo la luce del treno che arriva. Il reddito di cittadinanza sarà vincolato all’accettazione di un lavoro qualsiasi. Certo, con quale percorso di riqualificazione e reintroduzione nel mercato del lavoro? Il guaio è che il mercato del lavoro non esiste più. Il guaio è che orde di ventenni e trentenni cercano un futuro assieme a orde di over 50 rimasti a piedi e lontani anni luce dalla pensione. Quella che, sia chiaro, rifacendo la Fornero, non vedranno più. Pensioni regionalizzate mai, ovviamente, anche se basterebbe il nostro residuo fiscale per rendere sostenibile la previdenza per tutti, e togliere dalla morsa del fisco chi genera lavoro. Non serve il reddito di cittadinanza, serve uno Stato civile e politici che rispondono al tuo territorio. Non all’Italia assistita intera.

Di recente l’Europarlamento ha fato sapere che sarebbe meglio altro… Sì ad beneficio economico, con welfare sociale (Regioni e Comuni) per chi è in difficoltà, ma non l’albero della finta cuccagna del lavoro per tutti, qualsiasi esso sia. Cioè il nulla.

*Responsabile Guerrieri del Nord, Giovani Grande Nord

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