di BENEDETTA BAIOCCHI – Ce l’hanno messa tutta per andare a sbattere. E ci sono riusciti. Il governo della retromarcia regala punti di vantaggio alla Lega, per i 5Stelle il no alla Tav, confortato dalla plateale presa di posizione del premier Conte, è il biglietto di ritorno per non governare mai più il Paese e darsi alla caduta libera.
Ma vediamo la cronaca di una eutanasia.
Le posizioni di M5s e Lega sulla Tav sono distanti e siamo “oggettivamente a uno stallo”. Lo ha dichiarava il premier Giuseppe Conte, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, sottolineando di non aver “mai detto che avremmo affidato all’analisi costi benefici la decisione finale” e ricordando che la decisione dovrà quindi essere “politica”. Ma il tempo stringe: lo stallo riguarda anche i bandi, che i pentastellati vogliono bloccare, e una decisione andrà presa lunedì prossimo, il giorno della loro scadenza.
Al tavolo di ieri “devo dire che io stesso ho manifestato, non muovendo da nessun pregiudizio ideologico, emotivo, o ragioni tattiche, ho espresso forti dubbi e perplessità sulla convenienza di questa opera”, ha proseguito il presidente del Consiglio, “non sono allo stato affatto convinto che questo progetto infrastrutturale è quello di cui l’Italia ha bisogno. Se lo dovessimo cantierizzare oggi mi batterei perché non fosse realizzato. Lo dico perché voglio che i cittadini italiani siano messi al corrente costantemente”.
C’è da restare basiti per un governo che inventa tunnel che non ci sono, e che non vuole quelli che hanno quasi finito.
Le elezioni si avvicinano? E chi lo può dire. Berlusconi già annuncia che Forza Italia sarebbe pronta a sostenere Salvini premier.
Scriveva Alberto Camagni, docente del Politecnico, su Lavoce.info: “Sulla base di una analisi costi benefici assai discutibile, il ministro Toninelli intende davvero buttare al vento una montagna di risorse pubbliche, in un momento critico della congiuntura economica e dei conti dello stato, danneggiando livelli occupazionali e potenzialità di sviluppo, nuocendo per di più alla credibilità internazionale del paese (nonché del suo governo)?”.
E come sempre, la politica approfitta delle debolezze del proprio avversario. Come dire che non si vince sempre per meriti propri, ma per la stupidità dei contendenti.