di LUIGI NEGRI – La legge approvata in via definitiva dalla Camera dei Deputati sulla diminuzione del numero dei parlamentari e volgarmente denominata taglio dei parlamentari, è un vero e proprio obbrobrio costituzionale e costituisce un grave attentato alla democrazia rapprensentativa vigente in Italia dal 1946 ad oggi.
Dichiarare poi che la si realizzi in nome di un (irrisorio) risparmio per la nazione è becera demagogia d’accatto.
Ci si appella ad una presunta volontà popolare, quando sappiamo bene che tale volontà è determinata da una drogata e falsa comunicazione, che trova terreno fertile nella sottocultura politica oggi dilagante e dominante.
Il Parlamento, ricordiamolo, unico organo di potere dello stato democraticamente eletto, viene oggi calpestato e umiliato dopo essere stato per anni sbeffeggiato, irriso ed esautorato.
Ma stiamo attenti, perché questo non costituisce altro che un passaggio verso quella democrazia diretta che prevede la cancellazione di ogni organo di democrazia rappresentativa per sostituirlo con la democrazia del click, dove uno vale uno. E dove a determinare le sorti del Paese sarà l’ignoranza del cosiddetto popolo sovrano.
Inseguire il movimento 5Stelle nel suo delirante populismo ideologico, è atto di grave irresponsabilità politica. Ma assecondarlo nella sua folle volontà di cancellazione di ogni forma di democrazia rappresentativa, è atto politicamente criminale.
Ma c’è un fatto ancor più grave e inquietante, che è avvento alla Camera dei Deputati e che tutte, dico tutte le forze politiche in Parlamento, e che quindi si sono presentate alle ultime elezioni, hanno votato, a favore di questa legge di riforma costituzionale. In nome di cosa: di quel presunto sentire popolare che come noi ben sappiamo, è il frutto avvelenato della non conoscenza.
Dovere del politico non è quello di assecondare l’aleatorio umore popolare e di indirizzare di volta in volta il proprio pensiero verso quella che si presume essere la volontà della maggioranza. Ma di elaborare un autonomo pesiero politico, di illustrarlo e di provare a realizzare a costo di una immediata impopolarità.
Il vero politico deve guardare non al contingente ma alla prospettiva ed è per questa ragione che non mi sento rappresento da nessun partito e da nessun gruppo politico presente nell’attuale Parlamento.