Sturgeon lascia. Scozia, chi la porterà all’indipendenza?

Le dimissioni di Nicola Sturgeon dall’incarico di prima ministra della Scozia sono un fatto inatteso ma non immotivato. La premier piu’ longeva della storia scozzese – oltre otto anni – da settimane e’ finita nel mirino delle critiche per la legge sull’autocertificazione di genere, adottata dal suo governo ma respinta da Londra, e da un successivo calo dei consensi. L’annuncio e’ stato ufficializzato durante la conferenza stampa odierna a Bute House, a Edimburgo, durante la quale Sturgeon si e’ detta “orgogliosa” di essere stata la prima premier donna e la piu’ longeva della Scozia. Riflettendo sulla sua carriera, ha affermato: “Sono stata ‘Nicola Sturgeon la politica’ per tutta la vita. Ora voglio dedicare un po’ di tempo a ‘Nicola Sturgeon la persona’, l’essere umano”.

Riguardo la sua decisione di lasciare l’incarico e dimettersi da leader dell’Snp, Sturgeon ha commentato: “E’ stato un privilegio oltre misura. Non c’e’ dubbio, questa decisione e’ stata molto difficile, ma e’ la decisione giusta per me, per il mio partito e per il mio Paese”. Sturgeon ha pero’ dichiarato che non lascera’ la politica, e che anzi continuera’ a sostenere le questioni che le stanno piu’ a cuore, in particolare il suo lavoro con i giovani e l’indipendenza della Scozia, in cui lei crede “con ogni fibra” del suo essere. Recentemente c’erano state crescenti speculazioni sul fatto che Sturgeon si stesse preparando a dimettersi, tuttavia solo poche settimane fa la prima ministra aveva ripetuto di non aver intenzione di lasciare il suo ruolo e che voleva guidare il governo scozzese e l’Snp alle elezioni previste nel 2025.

Sebbene Sturgeon abbia dichiarato che questa decisione “non e’ una reazione a pressioni a breve termine”, svariati sondaggi hanno mostrato come il sostegno popolare per la prima ministra sia diminuito nelle ultime settimane. La leader del Partito nazionale scozzese ha infatti recentemente subito una serie di battute d’arresto politiche. In primis per la sentenza della Corte suprema del Regno Unito che ha negato alla Scozia la possibilita’ di convocare un referendum bis sulla propria indipendenza, e piu’ recentemente per le controversie riguardo la riforma sul genere, approvata dal Parlamento scozzese prima di Natale ma bloccata dal governo del Regno Unito, una decisione senza precedenti. Dopo tali vicende, e’ emerso in un sondaggio di YouGov che il sostegno all’Snp della prima ministra Sturgeon e’ sceso dal 50 al 44 per cento. Tuttavia, sebbene ci sia stato un calo dei consensi, il Partito nazionalista rimane quello piu’ popolare in Scozia, anche se dovra’ lottare per riuscire a ottenere la quota del 50 per cento dei voti. Sturgeon e l’Snp, peraltro, hanno fatto capire di voler strumentalizzare le prossime elezioni, utilizzandole come un “referendum de facto” per l’indipendenza. Secondo un sondaggio di Lord Ashcroft Polls, il 67 per cento degli elettori si e’ pero’ opposto a questo proposito avanzato da Sturgeon.

La tendenza in calo dei consensi a favore dell’Snp e’ iniziata da quando la donna trans Isla Bryson, nata Adam Graham e come tale condannata per lo stupro di due donne, e’ stata inviata nell’unico carcere femminile della Scozia dopo aver cambiato identita’ di genere. Bryson ha quindi sfruttato la normativa scozzese che consente a chiunque dai 16 anni in su di autoidentificare il proprio genere senza la necessita’ di una diagnosi di disforia da parte di un medico. Anche per l’ex premier scozzese Alex Salmond, Sturgeon avrebbe “buttato via” anni di campagna per l’indipendenza della Scozia a causa della legge sull’autocertificazione di genere. Sturgeon, durante la conferenza stampa odierna, ha dichiarato che rimarra’ in carica sino a quando non verra’ eletto un successore, ma ha specificato che la questione della sua sostituzione spetta al comitato esecutivo nazionale dell’Snp, che stabilira’ un calendario per la scelta di un nuovo leader del partito “nelle prossime settimane”. Sebbene si sia rifiutata di indicare i candidati che potrebbero succederle, Sturgeon ha dichiarato che il suo partito e’ “pieno di persone di talento”, e che il suo successore “portera’ la Scozia all’indipendenza”.

Tra i possibili candidati al ruolo ci sono John Swinney, l’attuale vice primo ministro, che condivide le stesse visioni di Sturgeon ed e’ la figura che vanta maggiore esperienza nel governo e all’interno dell’Snp. Con lui al comando, l’obiettivo dell’indipendenza tornerebbe al centro del dibattito politico. Un altro favorito e’ Angus Robertson, il ministro alla Cultura e agli Affari esteri. Sebbene, come Swinney, Robertson sia un veterano del partito, la sua sarebbe una scelta controversa all’interno dell’Snp, in quanto alcuni membri lo considerano “distaccato” dal “Paese reale”, eccezion fatta per il tema dell’indipendenza. Fra i papabili anche il nuovo capogruppo dell’Snp a Westminster, Stephen Flynn, altro fedele alle posizioni politiche di Sturgeon.

La sua candidatura come leader del partito segnerebbe un passaggio generazionale ma potrebbe non piacere al governo del Regno Unito. Flynn e’ infatti stato schietto nella necessita’ di concedere ai cittadini scozzesi un “voto sull’indipendenza”, attraverso le prossime elezioni generali, il prima possibile. Una scelta che invece potrebbe essere considerata meno polarizzante e piu’ facile da accettare per i conservatori a Londra e’ Kate Forbes. La ministra delle Finanze, che e’ in congedo di maternita’ dopo aver dato alla luce il suo primo figlio, e’ apprezzata e rispettata all’interno del partito e a livello nazionale. Tuttavia, prima di un’eventuale nomina, dovrebbe affrontare una serie di interrogativi sulle sue convinzioni religiose. In qualita’ di membro attivo della Free Church of Scotland, i suoi insegnamenti sono in conflitto con molte politiche chiave dell’Snp e del governo scozzese sui diritti dei gay e delle persone trans, cosa che invece potrebbe essere apprezzata da Westminister.

 

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