di STEFANIA PIAZZO – Quando all’inizio del governo Berlusconi il primo Cdm fu tenuto a Napoli, per decidere poi di militarizzare la città per far fare alle discariche il proprio dovere e per risolvere l’emergenza che ci costa milioni di multa europea, si sperava che qualcosa sarebbe forse, ma proprio forse cambiato. A un decennio di distanza, e più governi di mezzo, e a città non sa ancora differenziare né ha realizzato ancora il porta a porta.
Si stava meglio quando si stava peggio?
L’attacco in stile mafioso alla troupe di Strisca al quartiere Zen di Palermo è un altro tassello della storia. Lo Stato non c’è, non varca i confini del crimine. Lo spaccio è legge. Lo Stato lascia fare, da Palermo sin più su a Napoli. Cosa è stato fatto con i rifiuti campani? Poco, ci pare. Forse in passato però così peggio non si stava se un prefetto di polizia nell’anno del Signore 1832 rammentava in un regolamento che recitava così: “Tutti i possessori o fittuari di case o di botteghe, di giardini, di cortili e di posti fissi, o volanti, avranno l’obbligo di far spazzare l’estensione della strada corrispondente al davanti della rispettiva abitazione, bottega o cortile… Questo spazzamento dovrà essere eseguito ogni mattina prima dello spuntar del sole – attenti bene che scrive l’allora illuminato prefetto – usando l’avvertenza di ammonticchiarsi le immondezze al lato delle rispettive abitazioni, e di separarne – sì, avete letto bene – tutti i frantumi di cristallo o di vetro che si troveranno, riponendoli in un cumulo a parte”.
Dunque, è la prova oltre che l’indizio, che i napoletani facessero la raccolta differenziata nel 1832. Il materiale prevedeva di essere trasferito “in siti destinati”, quindi i napoletani avevano già le discariche nel 1832, funzionanti. C’era la differenziata anche per il letame, quindi per i rifiuti tossici, già nel 1832, in quanto “i padroni o gli affittuari avranno l’obbligo di far togliere ogni giorno il letame e trasportarlo nei luoghi indicati dai commissari di polizia”…
Idem gli artigiani, obbligati a conferire i materiali di scarto oltre che “l’obbligo di innaffiare almeno due volte al giorno il sito”. I napoletani non potevano allora gettare nulla da balconi e finestre. Recitava il regolamento che “ogni contravvezione è punita con pena di detenzione”.
Per ripristinare la legge bastava il regolamento del prefetto illustrissimo cavalier Gennaro Piscopo. Sappiamo se ha discendenti in giro?