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Sotto i ponti il Nord crepa, sopra i ponti Roma domina

pontebecca

di ROBERTO PISANI – Oltre un anno fa, esattamente il 1° dicembre 2017, su questa testata commentai la decisione dell’allora governo a guida PD di finanziare la costruzione di un nuovo ponte che dovrebbe servire a collegare il nuovo stadio della società calcistica A.S. Roma, opera a carico dello stato già peraltro toccata da un’inchiesta giudiziaria che ha portato all’arresto di nove persone e ad indagarne altre sedici per associazione a delinquere e delitti contro la Pubblica Amministrazione.
Me ne occupai perchè evidenziai come per l’opera romana i soldi sarebbero stati trovati mentre per i ponti per l’attraversamento del fiume Po che servono per collegare le zone a nord del fiume con quelle a sud in territorio pavese, opere urgentissime, i quattrini non ci sono.
Nella consueta conferenza stampa di fine anno del premier Conte un collega giornalista, di cui purtroppo non ricordo né il nome né la testata, ha chiesto al primo ministro (romanista) se l’attuale governo intendesse mantenere la parola e l’accordo fatto dal precedente.
Conte ha risposto che se l’opera è di interesse pubblico l’esecutivo la finanzierà. E non solo: ha dichiarato che è allo studio per Roma un provvedimento che dovrebbe dare maggiori poteri alla città, in quanto capitale. Naturalmente con i soldi dei Padani, alla faccia del referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto.
Tornado alla vicenda ponte riprendo, col permesso della direttrice di questa testata Stefania Piazzo che ringrazio particolarmente, l’articolo in questione che a distanza di un anno rimane sempre tragicamente attuale, se non che le elezioni sono passate. Evidentemente sono cambiate le facce ma non il modo di governare.
Buona lettura e non incazzatevi (da cazzare le vele) troppo.

Un ponte per lo Stadio di Roma SI, un ponte per Lomellina e Oltrepò NO. Nord periferia dell’Impero

La vicenda nuovo stadio per la squadra di calcio della capitale pare stia arrivando ad una conclusione che accontenta tutti, la giunta M5S, il governo nazionale del PD e la società, privata, di proprietà americana.
E come si sarebbe risolta? Finanziando con soldi pubblici la costruzione del ponte di collegamento denominato “ponte di Traiano” che garantirebbe il collegamento con la nuova struttura di Tor Di Valle. Tale finanziamento sarebbe stato confermato in sede di conferenza dei servizi alla quale hanno partecipato tutte le quattro istituzioni che hanno competenza sul progetto. A rappresentare il governo il ministro dello sport Luca Lotti che avrebbe garantito l’investimento da parte dell’esecutivo per alcune decine di milioni, con l’avvallo del collega con delega alle infrastrutture Graziano Delrio.
Ma come? Lo stato finanzia un’opera privata che, senza questo indispensabile ponte, non otterebbe mai il benestare della conferenza dei servizi? E perché? Forse perché il partito di maggioranza al governo dello stato italico nella capitale è ormai relegato al terzo posto dai sondaggi? E si sa quanto il calcio conta specie in alcune città.
Ma scusate: è lo stesso Delrio già ministro per gli Affari Regionali e alle Autonomie? Lo stesso Delrio presidente dell’Anci, da Sindaco di Reggio Emila, che avrebbe dovuto lottare per gli Enti locali? Lo stesso Delrio che ha proposto e fatto approvare la riforma delle provincie che di fatto ha tolto l’autonomia politica ed amministrative alle stesse? Quella riforma che, monca dai risultati dei due referendum, quello costituzionale e quello autonomista in Lombardia e in Veneto, l’unico risultato che ha ottenuto è quello di togliere i denari alle provincie stesse lasciandone però le competenze?
Mi sa che è proprio lui.
Orbene noi in provincia di Pavia abbiamo un grosso problema, ossia i ponti di collegamento tra le zone a nord, Lomellina e Pavese, e quelle a sud del Po ossia l’Oltrepò Pavese.
La situazione è a dir poco drammatica: questo territorio sta pagando un prezzo altissimo in termini economici e turistici. Il caso più eclatante è costituito dal Ponte della Becca. Questa vecchia struttura in ferro ultracentenaria dimostra tutti i suoi anni e tutto il lavoro svolto. Si meriterebbe la sacrosanta pensione, riforma Fornero permettendo. Sta aspettando fiducioso che un nuovo e baldanzoso giovane prenda il suo posto ma la cronica mancanza di fondi non lo permette. Almeno così ci dicono. Servirebbero 70/80 milioni di euro ma proprio in questi giorni il governo centrale ha bocciato l’emendamento che chiedeva che questi fondi fossero inseriti nella legge di stabilità. Risposta: picche.
Però i soldi per fare l’ennesimo piacere al mondo calcio ci sono, sia pure per un’opera privata.
Potere del pallone (e dei voti).

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