di Angelo Alessandri – Contro il fondamentalismo ci vuole coraggio. Per anni ho seguito avanzate dei gruppi islamici estremi. E soprattutto le condizioni femminili in quei contesti. Anche in Africa oggi ci sono gruppi tremendi, vere e proprie bestie che appellandosi a presunti compiti divini perpetuano terrore e violenza inaudita. Tra i più feroci sicuramente i gruppi legati ad Al Shabaab e Boko Haram.
Sono organizzati ed hanno finalità propagandistiche ben chiare. La propaganda è più importante dei soldi per questi. E rapire giovani donne occidentali è in questa ottica un bel bottino. Sì, perché per gli estremisti le donne sono meri oggetti, in tutti i sensi. In altre occasioni il modus operandi era lucido e terrificante al tempo stesso. Prima di tutto annichilivano, piegavano, sottomettevano la malcapitata. I metodi sono tanti. Compreso gli abusi. In alcuni casi le ingravidavano apposta per poter nella seconda fase avere uno strumento di estremo ricatto. Un figlio per esempio che rimaneva nelle loro mani. Quando decidevano di liberarle le preparavano alla recita. Perché di questa spesso si tratta. Ed anche questa e’ abbastanza standard.
La donna deve tornare fisicamente in forma, sorridente, deve dire che la conversione è stata naturale e che la prigionia e’ stata serena. Un film già visto. Mi ricordo le “due Simone” 16 anni fa col governo Berlusconi : pare non sia cambiato nulla in tutto questo tempo. Ma ho imparato che non devo guardare ciò che mi mostrano, ciò che l’ostaggio ci dice o ciò che appare. Perché dietro a quella veste di sottomissione e ai sorrisi obbligati ci stanno 18 lunghi mesi di cui non sappiamo nulla e di cui forse non sapremo mai nulla. Ma una cosa sappiamo: che una donna era in mano ad Al Shabaab. E questo mi basta per ipotizzare il peggio. Anche un ricatto: sui familiari o su qualcuno a cui potrebbe voler bene rimasto là. Non potrei escluderlo.
Andrei cauto con le battute, i giudizi, le sentenze o le battute facili: forse dietro a questo cinema c’è una storia brutta, molto brutta. E in questo caso non ci sarebbe colpe: una vittima non avrebbe colpe. Se no diventiamo come i crumiri che secoli fa ripudiavano donne violentate. Ci emozionano al cinema per quelle storie ma poi nel 2020 diventiamo facili sputasentenze prima ancora di conoscere la verità?
Rimane il nodo dei riscatti e di aver mostrato in pubblico il soggetto liberato: queste sì sono due vittorie di Shabaab. I soldi e la propaganda. Ma se poi la linciamo anche, avrà perso tre volte. Era partita con i sogni ingenui degli unicorni che volano. E’ tornata un’altra donna, forse offesa e spezzata per sempre.
Vorrei vedere almeno silenzio, nel dubbio. Io i dubbi li ho e non me la sento di tirare pietre. Piuttosto pensiamo a cosa fare in futuro. Ci sono decine di migliaia di medici, operatori, impresari, operai, preti e suore e persino turisti che vanno in zone instabili del mondo ogni anno. Questa la presero in Kenya, che è anche meta turistica, e l’hanno portata nell’inferno somalo. Prossima volta prenderanno chiunque, una turista per esempio. E saremo punto e a capo. Non facciamo più uscire nessuno? La vedo dura. Ci dotiamo come Israele o Usa di intelligence capillare, tecnologia avanzata e forze speciali addestrare di tutto punto? Costano decine di miliardi, queste strutture: forse una struttura europea si potrebbe pensare, singoli stati non credo. Oppure prevediamo assicurazioni per chi esce così i terroristi li pagheranno le assicurazioni? Lo chiedo perché ho letto di tutto: ma una soluzione vera ancora non la vedo. E forse serve quella per il prossimo futuro, che non sarà così lontano.
Photo by Adli Wahid