di STEFANIA PIAZZO – Uno dei commenti più divertenti in questi sei anni di direzione del quotidiano che ha come editore Roberto Bernardelli, che qui ringrazio per più di un lustro di fiducia, affetto sincero e stima ricambiata, è quello che mi ha classificata di sinistra. Meglio, comunista. Esilarante! Altre volte sono razzista perché censuro commenti impubblicabili, altre, invece, sono una che “sappiamo da dove viene”…
Tranquilli, non sono né comunista né fascista, sono una giornalista. Purtroppo anche laureata, nonostante sia stato messo in discussione pure questo. Ci sarebbe da ridere, ma non ci riesco. Non si deve dar peso alla delazione, ma non la si tollera quando a esprimere disprezzo sono persone che hanno un ruolo politico attorno all’area di pensiero cui fa riferimento il quotidiano. E che possono gettare discredito e fango sulla direzione senza che alcuno muova un dito. Il tiro alla Piazzo è sovente gratuito e tollerato.
Nel tirare il bilancio di sette anni di lavoro all’indipendenza, e sei di direzione, l’amarezza e la solitudine sono tante. Attorno al giornale la comunicazione politica sull’autonomia e le rivendicazioni territoriali è episodica, disordinata, e spesso si limita a chiedere al giornale previo invio di screenshot di trafiletti di giornali locali, di ricopiare le iniziative già annunciate. Che è come invitare un ospite e dargli la cena riscaldata avanzata della sera prima. Tutto ciò mi mette tristezza e aumenta la rassegnazione sulla poca considerazione che si ha delle potenzialità del giornale oltre che della professionalità della sottoscritta. Non sono qui per copiare le cose degli altri. Ma tant’è, questa è la percezione del mio servizio alla causa della libertà d’informazione. Una fotocopiatrice.
Con piena autonomia, l’editore non è mai intervenuto sui contenuti, e questo per un direttore è un valore che non ha prezzo. Non smetterò mai di ringraziare per questo Roberto Bernardelli, che crede in questo quotidiano e che unico nel panorama nazionale, consente ad un giornale di vivere, di lottare, di esprimere idee in un deserto comunicativo sempre più diffuso. Lo ringrazio. Ringraziatelo e sfruttate questa rarità.
Certo, sarebbe un sogno e magari una meta ragionevole e conveniente poter stabilizzare, riconoscere diversamente il mio lavoro nel quotidiano, si potrebbe così dare di più, ma Bernardelli è anche solo in questa avventura e nessuno di chi fruisce del quotidiano, lo aiuta e affianca. Comodo! Ciononostante, 365 giorni all’anno avete diritto ad un lavoro continuativo, ininterrotto, senza buchi, vuoti, ferie. Comodo!
Con i mezzi che abbiamo, cerchiamo di gettare i nostri piccoli sassi nello stagno, si tenta di dare voce alle notizie che altrove non hanno voce, afone per indifferenza, superficialità, zero capacità di analisi dei fatti. Ovunque ho lavorato, questa è stato il mio piano editoriale.
Ultimamente come testimone di un certo pezzo di storia del paese, sono stata più volte interpellata dal quotidiano inglese The Guardian. Di recente, ancora, da una prestigiosa testata statunitense per una inchiesta ancora in embrione sulla politica che sbanca in questo momento. Non mi sembra poco. La stima dei colleghi è più alta rispetto a quella di molti lettori, e dei normali fruitori del quotidiano, ma è normale.
Il fatto di essere una voce credibile del giornalismo italiano, mi ripaga rispetto all’apatia, alla sottovalutazione, alla indifferenza che ruota attorno alla fatica di fare informazione. E’ il destino di tutto il giornalismo oggi, non è solo il mio.
L’altro giorno con l’amico Luigi Negri si ragionava sul livello dell’elettore italiano. C’è un dato di fatto, più evidente da quando vige in Italia un sistema “bipolare”, ad ogni elezione il governo passa all’opposizione e l’opposizione passa al governo. Quelli che sono andati bene prima, non vanno bene dopo.
Sorge il sospetto che non sia tutta colpa loro. Chi li ha votati? Quelli che hanno fatto vincere prima Renzi. E quelli che hanno fatto vincere prima Renzi, chi avevano fatto vincere? Berlusconi. In piedi una volta e mezza. E prima di Berlusconi? La sinistra. E prima ancora? ….. e via discorrendo.
La spacciano come la regola dell’alternanza. A me pare più la regola della non conoscenza, della profonda incapacità dell’elettorato di sapere cosa vuole, dove vuole andare, che idea di Stato e di Paese chiedere.
Questo dice tutto sulla formazione, sulla competenza “civile” degli elettori. Votano chi grida di più. E’ sempre stato così? No, il sistema elettorale quanto meno in passato compensava. Ora non più.
Non è quindi forse lecito interrogarsi se la responsabilità del dove siamo arrivati non sia del cittadino elettore più che dei partiti degli incompetenti? Ha grandi responsabilità il cittadino distratto, che capisce Roma per toma, che si fa andar bene prima la destra e poi la sinistra, che scende in piazza Venezia prima e accorre in piazza Loreto poi. Il voto non è più “qualificato”, la democrazia è diventata il rifugio degli -ismi più svariati, il contenitore della rabbia e delle paure.
E in mezzo ci sta la stampa, responsabile di una lotta cieca e furiosa alla casta. Una comunicazione che non educa ma che alimenta il rancore, le divisioni, che aizza la folla davanti al patibolo. Almeno in questo, lindipendenzanuova può dirsi diversa e non caciarona. Un po’ di cultura politica, di sforzo di ragionamento, ogni tanto, non fa male alla salute. State sereni.