di STEFANIA PIAZZO – I fatti sono questi. Il primo: Salvini chiede di andare ad elezioni se vince il No al referendum. Il secondo: silenzio, Berlusconi neanche gli risponde e vede Renzi per la riforma della legge elettorale. E la Lega è fuori dalla partita. Il terzo fatto: Bossi domenica a Varese, alla festa per i 30 anni dalla prima sede del Carroccio, ricorda a Salvini che il suo mandato è in scadenza, e che la base vuole un ritorno alla Lega territoriale, non alla Lega del Sud o nazionale imboccata da Salvini. Dice Bossi: “Rischia di cambiare la Lega? No, rischia di cambiare il segretario, la base non vuole più Salvini, non vuole più uno che ogni giorno parla di un partito nazionale”. Bossi ha chiesto che si tenga il congresso federale al più presto, visto che “il 16 dicembre scade il mandato di Salvini”. E chi dev’essere il nuovo segretario? “Lo deciderà il congresso – ha risposto -. Il congresso è sovrano”.
“Non ho ancora capito che programma abbia Salvini…. Salvini ha i voti? I voti non servono a niente, se non sai per che cosa li prendi” ha aggiunto Bossi parlando con i giornalisti. Secondo l’ex leader della Lega, “alla base, soprattutto in Lombardia e in Veneto, non frega niente dell’Italia”. Serve quindi “un nuovo segretario, uno che si attenga allo Statuto e non faccia quello che vuole”. Mentre si alzava dalla scrivania, il Senatur ha notato un manifesto dell’epoca con lo slogan ‘Più lontani da Roma, più vicini all’Europa’. “Bisogna mandarlo a Salvini!”, esclama.
Ovvio che non finisce qui e che Salvini, interpellato, replica subito, così: “Tutti i militanti della Lega sono impegnati, non a chiacchierare, ma nelle piazze per fare campagna per il No al referendum, perché la riforma cancella ogni tipo di autonomia e qualsiasi speranza di auto-governo e federalismo: questo stanno facendo la Lega e i leghisti; altro è tempo perso”, risponde al telefono con l’Agi. “Si parla della Costituzione e del futuro dei nostri figli… e non delle beghe di partito. Andiamo avanti”.
Bossi accelera e rompe gli indugi, sapendo che all’interno il partito è tutt’altro che compatto e unito rispetto al corso di Matteo, al suo gruppo dirigente. Un conto è andare in televisione, fare politica sui social, altra cosa è governare un movimento complesso come la Lega, la cui partita identitaria è stata messa seriamente in discussione. Altra cosa ancora è il rapporto con Forza Italia e Berlusconi. Hai detto niente!!??
Salvini chiede di andare al voto, mentre un altro capitolo si gioca tra Renzi e Berlusconi, sulla legge elettorale, la vera partita da vincere.
In questi giorni il nostro quotidiano ha collaborato ad una serie di eventi informativi sul referendum del 4 dicembre presso la Società Umanitaria a Milano. C’era anche il politologo Giorgio Galli all’ultimo incontro organizzato da Daniele Vittorio Comero dell’Istituto di studi filosofici e politici, e c’era anche Roberto Bernardelli, presidente di Indipendenza Lombarda. Che ha detto Galli ad esempio sul “dopo” referendum”? Che Renzi, a fine percorso, si dice pentito di essersi messo in gioco con la revisione costituzionale. Legata mani e piedi alla “riforma” c’è la legge elettorale. E il “dopo”, in un caso o nell’altro, rivedrà insieme Renzi e Berlusconi, a rivedere l’Italicum prima che la Corte Costituzionale lo sfracelli. Sarà un Nazarenum, spiega Galli! Una legge elettorale buona per tutti e due, per il Pd e per Forza Italia, che manovra da sola senza la Lega e il resto del centrodestra. Segno di una crisi di leadership e di velleità da premier che l’ex Cav ha già spazzato via eliminando sia Salvini che Parisi dalla corsa per Palazzo Chigi.
Il vero terzo incomodo, ricorda Galli, è Grillo. E quindi la partita non è la “buona” Costituzione come proseguimento del successone della “buona” scuola renziana bensì, spiegava Galli, il fatto che gli italiani non stiano aspettando da 30 anni la riforma della Costituzione bensì un migliore sistema politico, frutto di una migliore legge elettorale.
Gli elettori dopo il 4 dicembre, sia del SI che del No, resteranno delusi. Chi l’ha detto che si andrà subito a votare? Chi l’ha detto che il mondo sarà migliore? Riprenderanno le trattative per la legge elettorale più rispondente alle esigenze di partito. Tutto dopo il 4 dicembre dovrebbe cambiare, ma non cambierà niente. L’Italia delle trattative darà spettacolo. Dopo il 4? Altre pezze sulle pezze.
Infatti l’altro giorno Silvio Berlusconi è intervenuto a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24.
Leggete le sue dichiarazioni.
BERLUSCONI A MIX24 SU RADIO 24: CHI C’E’ DOPO BERLUSCONI? E’ UN SEGRETO ANCHE PER ME
Dopo Berlusconi c’è solo Berlusconi? “No, ci deve essere per forza qualcun altro”. Chi allora? insiste il giornalista e Berlusconi risponde: “Per ora è un segreto anche per me”.
LEADER TUTTI UN PO’ BUGIARDI IN CAMPAGNA ELETTORALE
“I leader in campagna elettorale sono quasi tutti un po’ bugiardi. Renzi comunque è certamente un grande lavoratore, solo che secondo me ha sbagliato lavoro. Avrebbe dovuto fare il presentatore televisivo”. E a Minoli che gli chiede se lo avrebbe assunto risponde: “Lo prenderei subito”.
Ma la caratteristica di tutti i leader è quella di raccontare un po’ di balle? chiede il giornalista a Berlusconi che risponde: “Per quanto mi riguarda non è mai stata la mia caratteristica. Ma la gente ha la sensazione che i politici non dicano mai la verità”. E alla domanda se la verità paga in politica Berlusconi risponde a Radio 24: “Penso che paghi. Penso che la verità sui programmi e il mantenimento dei programmi che si presentano agli elettori durante le campagne elettorali paghi e anzi credo sia la vera moralità della politica”.
B SANZIONI A PUTIN VERO MASOCHISMO
“Io considero molto positivo il fatto che il Presidente Trump intenda impostare il suo rapporto con la Russia in termini più costruttivi rispetto all’amministrazione Obama perché la Russia è un partner fondamentale dell’Occidente, è un partner per la pace, per la sicurezza del Mediterraneo”.
“Sarà la Federazione russa a far parte obbligatoriamente dell’Occidente – Continua Berlusconi – Putin ha dimostrato di essere un leader, un uomo di Stato con grandi capacità di visione. Un coraggio, una determinazione che non ho visto in nessuno dei leader occidentali che ho presente e quindi l’Europa, secondo me, ha tutto l’interesse ad un rapporto sempre più stretto con la Russia che d’altronde, ripeto, è parte dell’Europa a tutti gli effetti” e sottolinea a Radio 24: “Le sanzioni sono state un atto di masochismo puro”.
Ed ecco il passaggio politico che prefigura lo scenario prossimo dopo il 4 dicembre.: Renzi non andrà a casa. Prima si riforma la legge elettorale.
SE VINCE NO, RENZI HA MAGGIORANZA PER RESTARE
“Intanto è assai probabile che Renzi resti perché conserva la maggioranza in Parlamento, una maggioranza diciamo artefatta, ma comunque una maggioranza. Comunque lui ha personalizzato il referendum per cercare quella legittimazione elettorale che non ha mai, mai, ottenuto dalle urne”. Al giornalista che gli chiede se Renzi deve rimanere anche se perde, risponde: “Ha la maggioranza quindi sarà una sua decisione, non saremo noi a poterlo mandare a casa”.
E in tutta questa partita, come si giocherà la Lega il ruolo di aspirante protagonista? E’ già tagliata fuori. Forse la Lega di Bossi, di Tremonti, delle cene di Arcore, di Calderoli e altri stretti compagni, avrebbe potuto fare di meglio? E con un congresso federale in cui Salvini dovrà cercare la riconferma, basteranno i risultati elettorali a renderlo campione per la seconda volta?