di ROBERTO BERNARDELLI – Già facciamo fatica ora a sopravvivere al peggior cuneo fiscale d’Europa e a crediti d’imposta che non vanno mai a credito, immaginiamoci lo sfacelo di un eventuale aumento dell’Iva. Sarebbe il colpo di grazia sulla spesa dei cittadini e la morte del Pil! Ma se Roma si piegasse al dicktat di Bruxelles di alzare le aliquote, perderemmo a regime 8,2 miliardi di consumi. Imfatti secondo una simulazione condotta da Ref Ricerche per conto di Confesercenti, si tratta di circa 305 euro di spesa in meno a famiglia. Sul prodotto interno lordo, invece, l’impatto negativo ammonterebbe a -5 miliardi di euro.
Anche la Cgia di Mestre è contraria “all’aumento dell’Iva per finanziare la riduzione del cuneo fiscale. Questa operazione non sarebbe a somma zero” e con un “incremento di un punto di Iva dal 22 al 23%, ad esempio, una famiglia di 3/4 persone subirebbe un aumento di imposta di 100 euro all’anno che avrebbe delle ripercussioni negative sui consumi interni”.
Insomma, vedete voi in che melma fiscale la sinistra ha infilato il Paese… Lo Stato non fa altro che incassare tasse e negare la giustizia fiscale a chi lavora.