Il primo ministro scozzese, Nicola Sturgeon, ha presentato un piano per consentire alla nazione di restare nel mercato unico europeo anche una volta che il Regno Unito avra’ abbandonato l’Unione Europea e si e’ detta disposta a convocare un nuovo referendum sulla secessione qualora si profili una ‘hard Brexit’. La Scozia e’ l’area piu’ eurofila della Gran Bretagna, tanto che i suoi residenti si espressero al 62% per il ‘Remain’ in occasione del referendum sulla Brexit. Sturgeon propone di chiedere a Londra piu’ autonomia sulle politiche migratorie e la possibilita’ di negoziare l’adesione alla European Free Trade Association e alla European Economic Area, godendo cosi’ dello stesso status di Islanda, Liechtenstein e Norvegia in termini di libero movimento di merci, persone, servizi e capitali. “Il popolo scozzese non ha votato per la Brexit e una ‘hard Brexit’ danneggerebbe in maniera grave gli interessi economici, sociali e culturali della Scozia”, ha affermato Sturgeon, sostenendo che sarebbero almeno 80 mila i posti di lavoro a rischio una volta consumato il divorzio da Bruxelles.
Conversando con i giornalisti, Sturgeon ha poi spiegato che vede solo come ultima ratio la possibilita’ di negoziati separati con l’Unione Europea ma che “l’opzione dell’indipendenza rimane sul tavolo” in assenza di un accordo soddisfacente con Londra. La premier scozzese ha peraltro gia’ steso un disegno di legge per un nuovo referendum sulla secessione dal Regno Unito, dopo il fallimento della consultazione del settembre 2014, quando il 55,3% degli elettori scelse di restare parte della Gran Bretagna. Il primo ministro britannico, Theresa May, ha pero’ subito rintuzzato le tentazioni indipendentiste di Edimburgo, replicando che “se la Scozia diventasse indipendente, non solo non sarebbe piu’ un mebro della Ue ma non lo sarebbe piu’ sia del mercato unico europeo che del mercato unico britannico”. May ha comunque promesso di “esaminare molto seriamente” le richieste della Scozia, pur definendone alcune “non pratiche”. L’inquilina di Downing Street ha promesso di avviare entro marzo la procedura di uscita dalla Ue e di negoziare un nuovo trattato commerciale entro il 2019.