di LUCA POLO E SHONA MCALPINE* – Dopo il Reassembly di Glasgow del 18 settembre ( http://www.lindipendenzanuova.com/in-scozia-adunata-generale-per-lindipendenza-a-pontida-pietra-tombale-sullindipendenza/ ) notizie promettenti si susseguono incalzanti dalle Highlands, promettenti almeno per i sostenitori del diritto di autodeterminazione dei popoli storici d’Europa e più in generale per i democratici e per chi ritiene che la sovranità appartenga sempre ed unicamente ai cittadini.
ICEC Scozia è al lavoro con Scottish Independence Convention, Common Weal, Women for Independence e tutte le altre maggiori organizzazioni dopo l’adunata generale di Glasgow chiamata dai principali volti della prima YES campaign, in primis l’ex Primo Ministro della Scozia Alex Salmond e il leader storico dei movimenti sociali, il nostro amico Robin McAlpine (http://www.lindipendenzanuova.com/esclusivo-lindipendenza-parla-robin-mcalpine-ecco-la-scozia-dellautodeterminazione/ ).
Ho chiesto quindi a Shona Mc Alpine, portavoce di ICEC Scozia ed attivista di Women for Independence e di Scottish Independence Convention, di fornirci un quadro aggiornato degli eventi. Ed ecco il suo contributo.
Il governo scozzese ha lanciato formalmente l’iniziativa per redigere un nuovo progetto di legge sul referendum per l’indipendenza scozzese: “The Scottish Independence Referendum Act 2017”.
Si tratta di un testo simile al Referendum Act del 2013 ed il governo scozzese ritiene di avere un chiaro mandato per prendere in considerazione il nuovo referendum, anche in virtù del fatto che la maggioranza degli elettori scozzesi ha votato per restare in Europa diversamente dall’Inghilterra nel recente referendum per il Brexit.
Il primo ministro britannico Theresa May ha affermato di non credere che ci sia un mandato per un altro referendum per l’indipendenza.
Se il referendum è oramai deciso come sembra dai Ministri Scozzesi, la parola dovrà passare necessariamente poi per il Parlamento scozzese – dove lo Scottish National Party e i Verdi formano una maggioranza, seppur risicata, pro-indipendenza. Il Parlamento dovrebbe quindi ratificare la scelta del governo per il nuovo referendum.
Il Primo Ministro Nicola Sturgeon si è detta “Impegnata ad esplorare tutte le opzioni per proteggere gli interessi nazionali vitali della Scozia” e che “il governo scozzese comincerà , in linea con l’impegno per cui è stato eletto, a preparare la legislazione necessaria per consentire un nuovo referendum per l’indipendenza, che si terrà se sarà chiaro che sia l’unico o il miglior modo di proteggere tali interessi”.
“Metteremo avanti a tutto proposte costruttive che siano in grado di proteggere gli interessi della Scozia e daremo un’opportunità al governo del Regno Unito per dimostrare che in effetti la Scozia è un partner alla pari”, ha aggiunto Sturgeon.
“Ma se diventa chiaro che è solo attraverso l’indipendenza che gli interessi della Scozia possono essere protetti, allora la gente della Scozia deve avere la capacità di riconsiderare tale questione, e di farlo prima che il Regno Unito lasci l’UE.”
Il coordinatore dei Verdi scozzesi Patrick Harvie ha detto che sarebbe “stupido” per il governo del Regno Unito provare a bloccare un secondo referendum. Ha poi aggiunto: “(…) l’indipendenza sta rapidamente diventando l’opzione più realistica per la Scozia per modellare la propria partnership con l’Unione europea “.
Le consultazioni si svolgeranno fino all’11 gennaio 2017, poco prima che il governo Tory si prevede attiverà l’articolo 50 del trattato di Lisbona per l’uscita dell’Unione europea. Il processo dell’Articolo 50, in teoria, dura due anni. Ma non è mai stato usato prima.
A consultazione conclusa, quindi da metà gennaio, il governo scozzese può decidere di introdurre il disegno di legge per il referendum all’esame del Parlamento. Il progetto di legge afferma di sintesi: “Se il governo scozzese ha deciso di introdurre formalmente il disegno di legge al Parlamento, ci si aspetta un accordo con il governo del Regno Unito per renderlo giuridicamente vincolante, come nel 2014. ”
Spesso si commette l’errore infatti di ritenere che in primo referendum scozzese sull’indipendenza sia stato “concesso” dal Regno Unito, commettendo un grave errore. Il governo Salmond infatti affermò di avere il mandato democratico a farlo e che nessun “tecnicismo” lo avrebbe impedito. Il Regno Unito decise allora di “concordare” termini e procedure del referendum. E’ un passaggio fondamentale che i Catalani hanno capito bene: il diritto di autodeterminazione si esercita unilateralmente nel quadro giuridico del diritto internazionale con o senza “consenso” dello stato da cui si decide eventualmente di uscire. Ecco perché nonostante sia stata chiaramente espressa la volontà della Scozia di concordare nuovamente la consultazione, è impensabile che una opposizione del Regno Unito possa fermare il processo democratico scozzese. Il giorno che i Veneti riusciranno a capire questo piccolo fondamentale passaggio, si aprirà finalmente la strada al referendum unilaterale vincolante.
*portavoce di ICEC Scozia ed attivista di Women for Independence e di Scottish Independence Convention