di SERGIO BIANCHINI – La vicenda della ragazzina che “guida” gli scioperi degli studenti “per l’ambiente” è magistrale.
Ormai lo stile di assalire la città mettendo i bambini sugli scudi sta diventando la regola nella “democrazia liberale”. Uno stile che può essere ben definito BASISMO DI VERTICE.
La bambina ha scritto un libro con “assieme alla sorella ed ai genitori”. Nel comitato che “da lontano” sostiene la “bambina” c’è, coincidenza, Al Gore.
Albert Arnold “Al” Gore, Jr. è un politico e ambientalista statunitense. È stato il 45º Vicepresidente degli Stati Uniti d’America (1993-2001) durante la presidenza di Bill Clinton.
Gore fu sorprendentemente insignito del Premio Nobel per la pace 2007 e del Premio Principe delle Asturie per la Cooperazione Internazionale 2007 “per il suo impegno in difesa dell’ambiente”.
Dico sorprendentemente per la tradizionale “opinione pubblica “abituata ad una diversa grandiosità. Ma ormai le sorprese deludenti del Nobel sono continue ed hanno praticamente azzerato l’autorevolezza della storica onorificenza.
La cosa però ancora più sorprendente è il coro nostrano degli incitatori allo sciopero degli studenti. Sulla nostra grande stampa ci sono paginoni interi dove si parla del ragazzino che intende scioperare e che dichiara di essere sostenuto da un docente o dalla preside. Quindi ragazzini isolati senza neanche più il sostegno degli antichi comitati studenteschi ormai in disarmo.
E dopo decenni di scioperi rituali da novembre a Natale che hanno stancato tutti ecco l’ambientalismo di vertice, travestito da innocenza e spontaneità giovanile, acceso e sostenuto dai vecchi marpioni. Incuranti dello stato disastroso della scuola italiana non hanno alcun pudore nel propagandare “lo sciopero” individuale. Cioè non di una massa ampia che critica un vertice riottoso bensì lo sciopero di singoli individui illuminati contro tutti gli insensibili.
Squallide vicende che fanno capire come ormai la cosiddetta democrazia liberale sia al tramonto. I partiti politici non contano più niente. I veri partiti di oggi in occidente sono le redazioni dei giornali e delle televisioni pagati dai grandi gruppi finanziari. Con l’enorme capacità di gestire l’opinione pubblica e le infinite risorse finanziarie decidono cosa sostenere e cosa demolire. E spessissimo riescono.
Però la corda non può essere tirata all’infinito. Prima o poi l’opinione pubblica maturata nelle profondità umane e “populiste” emerge in modi imprevisti e incontenibili. Oggi in Italia siamo in questa fase. E forse anche in Europa.
Certo la capacità di meditare sul disastro della democrazia “liberale” è ancora debole. Da cento anni il mondo oscilla cercando di trovare una strada diversa sia dalla tradizionale dittatura che dal paradiso liberale ormai decrepito. Fu inventata anche una parola temutissima che declinava così: DEMOCRAZIA POPOLARE.
Guai a nominarla ed a pensarla. Eppure indica una via a mio parere feconda. E guarda caso anche Berlinguer, già convertito pienamente all’occidente, affermò che non si può governare con un 51% contrapposto al 49%.
Si, proprio lì credo stia il problema e l’origine della cronica rissosità e instabilità del potere nelle democrazie liberali. Chi comanda è sempre sopra ”per un pelo” e chi subisce è sempre sotto allo stesso modo. Si cerca di supplire con i premi di maggioranza che però in realtà premiano minoranze e niente toglie alle maggioranze vere la sensazione di contare niente.
Tutta la materia rimane aperta.