Scienza divisa sullo stato d’emergenza fino al 31 marzo

La decisione del consiglio dei ministri di prorogare lo stato d’emergenza al 31 marzo divide la scienza e la politica. Se il centrodestra è a sua volta diviso tra FdI contrario, la Lega ondivaga, Forza Italia al governo alla prova del voto in cdm, i tecnici non sono da meno.

Ecco le opinioni che fanno discutere. Nel Regno Unito “la mia previsione è che a gennaio avrà bisogno di un altro lockdown a causa della combinazione tra Delta e Omicron” mentre “l’Italia ha messo in atto una serie di misure, dal Super Green Pass alla chiusura dei voli, alla velocizzazione della terza dose, che consentono di limitare e rimandare il problema, nella speranza di superare l’inverno senza danni e arrivare a primavera” anche se “gennaio preoccupa molto”, i 6 milioni di adulti e 3 di bambini non vaccinati sono “un serbatoio notevole del virus, con numerose vulnerabilità che spiegano i tanti morti” Così Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene all’Università Cattolica e consulente del ministro Speranza, in una intervista a La Stampa sottolineando che “bisogna continuare a insistere sull’utilità della vaccinazione per sé e per la comunità, non c’è altra via” e la terza dose “è l’unico modo per proteggersi da varianti e calo dell’immunità, in particolare per le persone anziane e fragili”.

Lo stato di emergenza, che scadrà il 31 dicembre, andrà rinnovato? “Dal punto di vista sanitario assolutamente sì. L’inverno sarà durissimo e bisognerà prendere decisioni finalizzate al contenimento del virus. Penso a un’intensificazione del Super Green Pass con maggiori controlli. Non basta fare le norme, bisogna applicarle. Molti ristoranti non controllano gli accessi e a gennaio non ce lo potremo permettere”.

Il vaccino per i bambini rischia un’adesione limitata? “Non c’è ragione per non farlo, per cui bisogna puntare al 90 per cento di vaccinati per la protezione che garantisce a bambini, scuola e famiglia”, “è presumibile che la protezione per i bambini duri a lungo, ma si verificherà col tempo la necessità della terza dose”. Servirà una quarta dose aggiornata? “La definirei un ulteriore richiamo, che si comprenderà col tempo se sarà necessario. L’immunità data dai vaccini non è eterna e nella migliore delle ipotesi tra qualche anno dovremo fare un richiamo, come del resto succede per l’influenza, lo pneumococco e il tetano. Tutte vaccinazioni consigliabili”. E conclude: “Ci tireremo dietro la pandemia per anni se non sospenderemo i brevetti e trasferiremo le tecnologie dove mancano i vaccini. Purtroppo il Wto ha rinviato ogni decisione. La resistenza degli Usa si è affievolita, mentre resta quella miope della Germania, Paese produttore di vaccini. La speranza è che il nuovo governo tedesco cambi idea”.

Di parere opposto è invece Andrea Crisanti.

“Prorogare lo stato d’emergenza? Dipende a che cosa serve. Io penso che uno stato d’emergenza  che dura 2 anni non è più uno stato d’emergenza. Diventa uno STATO di continuità. Lo dico sinceramente: significa che abbiamo una classe politica, e ci metto sia maggioranza che opposizione, che non ha trovato una soluzione di normalità” per affrontare Covid-19. Il virologo Andrea Crisanti commenta così all’Adnkronos Salute la prospettiva di un’ulteriore proroga dello stato d’emergenza. “L’Inghilterra che io sappia lo stato d’emergenza non ce l’ha, l’America non credo neanche. Mi sorprendo che dopo 2 anni siamo qui. Per andare oltre lo stato d’emergenza – osserva il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova – ci deve essere un accordo bipartisan. E penso proprio che la si dovrebbe trovare questa soluzione bipartisan, avere il coraggio di fare le leggi per affrontare questa epidemia non in EMERGENZA, ma strutturalmente. Se si fa di corsa lo stato d’emergenza, significa che l’Italia con i mezzi normali non è in grado di affrontare l’epidemia. E questa di per sé è un’anomalia”, riflette l’esperto. Il debutto della variante Omicron di Sars-CoV-2 nel panorama del contagio mondiale cambia le carte in tavola? “E’ davvero ancora presto per dire se dobbiamo temere Omicron. Bisogna aspettare”, conclude Crisanti.

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