Scelta letale per ristorazione, hotel, catering….

“La stretta che il governo sta imponendo per la seconda volta all’Horeca (hotel, ristoranti, bar, catering, ecc.) è ancora più dolorosa della precedente: colpisce un settore portante che stava entrando a fatica nella fase della convalescenza dopo la stangata subita. E’ una misura al di sopra di quanto il settore può sostenere e che puo’ rivelarsi letale. Stavolta, perciò, niente pannicelli caldi o misure insufficienti: per difendere il settore c’è bisogno di contributi importanti volti a proteggere i ristoratori e le loro attività”.

Così Ivano Vacondio, presidente della Federalimentare, in merito al nuovo Dpcm che prevede la chiusura delle attività dedicate alla ristorazione alle ore 18. “Si sta chiedendo a questo settore un grande sacrificio per salvaguardare la salute di tutti, ma un impegno del genere ha bisogno di rassicurazioni che siano realmente compensative – afferma Vacondio – Per intenderci: gli aiuti inseriti nel Dl agosto che prevedevano 600 milioni a fondo perduto erano già inadeguati prima, ora sarebbero un vero e proprio schiaffo con la conseguenza, da parte del settore, di non riuscire ripartire, e a una contestuale penalizzazione per il rilancio complessivo del Paese. I contributi che chiediamo, invece, sono ben più sostanziosi ma rappresentano un “debito buono”, un investimento dello Stato in un settore che negli ultimi anni e’ stato l’unico a far registrare il segno più tra i consumi alimentari interni e tra quelli realmente utile per la ripresa”.

La questione Horeca si lega a tutta l’industria alimentare: senza i consumi relativi alla ristorazione, essa è  destinata a indebolirsi ulteriormente. Le vendite alimentari sono già stagnanti in valore e ancor più in volume e il carrello della spesa si è già impoverito. L’80% degli italiani utilizza in modo più o meno abitudinario il fuori casa, per un fatturato pari a 80 miliardi di euro: siamo di fronte a un terzo di tutti i consumi alimentari del Paese ma anche al settore che veicola in maggiore misura le eccellenze e l’immagine del Made in Italy alimentare. “Il rischio vero, se non si interviene in modo adeguato – conclude Vacondio – è quello di rendere strutturale la crisi. E’ già avvenuto con quella del 2008: il Paese non può permettersi di scendere un altro scalino”.

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