Scala senza premier e presidente della Repubblica. Era già successo nel 2014, per impegni di Palazzo non si affronta la piazza anche nel 2016

di EMILIO SALGARITeatro_Scala_Milano

Non si è mai visto. Anzi, no. Era già accaduto due anni fa. A memoria di prima della Scala, l’assenza di un premier e del presidente della Repubblica prima si perdevano nella notte dei tempi. Ma quando mai? Eppure, a Milano, a parte i centri sociali e la polizia, a occupare la scena nel 2014 non c’era altro. Idem nel 2016 per la crisi di governo. La politica fugge dalle piazze, non ha nulla da dire, nulla da spiegare, nulla con cui giustificarsi. Il premier del jobs act, del rating tripla B -, pure il meno!, delle tasse che salgono, della disoccupazione che sale, non si è fatto vivo per la seconda volta. Decide lui dove a andare, in quali fabbriche farsi vedere. Perché evitare Milano?

“Spero di vedere il presidente Napolitano il prossimo S. Ambrogio qui a Milano”, aveva laconicamente detto Giuliano Pisapia. Il sindaco sull’assenza del capo dello Stato aveva ripiegato così: “Mi ha scritto una bellissima lettera, dicendo di essere impossibilitato a venire per motivi generali ed anche personali. Tutto sappiamo quello che sta soffrendo il presidente Napolitano ma è importante che continui nel suo impegno per il Paese”. Ma certo. E il 7 dicembre 2016 si giustificano tutti un’altra volta.

C’erano altre cariche dello Stato, ma i simboli in certe circostanze, e Milano ha questa, una volta l’anno, hanno un loro perché. Il fatto è che, prima o poi, i processi arrivano, magari sommari, magari sguaiati, come quelli che portano a immotivate e pilotate violenze come quelle dei centri sociali. Ma Milano ha un suo perché. Non è una città trascurabile, non lo era, almeno, fino a poco tempo fa. Il punto è che è stato superato il punto di rottura, il tetto non tiene più, e i primi a scappare, negli scantinati, sono loro, i simpatici toponi.

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