di STEFANIA PIAZZO – Aveva detto che a Venezia andava vietato il burqa. Ma in Italia il dibattito su veli e lenzuoli è ancora un tabù. Diversamente è intolleranza e razzismo. La questione sollevata oramai tempo fa dal procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio, sull’evidente stato di resa della cultura, della politica occidentale, porta quotidianamente a porre dei lenzuoli a coprire ciò che dà fastidio a chi rivendica, in nome di una propria libertà, di oscurare la nostra. Tra concessioni e negazioni, si arriva alla neutralità, alla perdita di identità. E il quadro è in via di progressivo deterioramento.
Il punto è che a parlare chiaro, sono in pochi. Gli uomini dello Stato, delle istituzioni, tacciono. Alfano accoglie, i prefetti di Alfano requisiscono le proprietà private…. Nordio invece è stato l’unico uomo delle istituzioni col coraggio di esprimere il proprio pensiero senza ricorrere al politicamente corretto. Ha perfettamente compreso, che l’attuale sistema è attraversato da continui conflitti tra diverse libertà, comprese quelle che abbiamo fatto entrare dalla porta, in nome della libertà per tutti. Col finire, poi, per dare diritto agli intolleranti di cancellare la nostra libertà di pensiero e di spazio culturale.
In una intervista al Foglio, Nordio affermava che “Abbiamo perso i nostri valori: coraggio, fede nell’ideale civile, essere disposti a morire – ma anche a uccidere – per difendere noi stessi e la nostra civiltà”. Ha parlato più chiaro del papa, e di qualsiasi altro leader politico.
Infatti, scriveva il Foglio, Nordio è contro “il correttismo politico, l’infingimento morale che vede emergere”… E all’interlocutore dice:
“Più ci mostriamo arrendevoli, più ci colpiranno. Prenda Tucidide, lo scontro tra gli ateniesi e gli abitanti dell’isola di Melo: non basta dialogare se il tuo nemico ti vuole distruggere. Invece noi che avremmo dovuto allarmarci dall’11 settembre, abbiamo finto nulla davanti a gente che vuole ucciderci e terrorizzarci”.
Poi il riferimento a Churchill, al suo invito agli inglesi a continuare a vivere, a lavorare, nonostante i nazisti. E a conbatterli. Lucido anche nel dire che la legittima difesa è stata sostituita da “un indistinto complesso di pace, solidarietà, la cultura generale del nostro Paese. Hollande, uno che pure è socialista, uno che crede alla pace, ha usato parole come guerra e vendetta. Sono parole appropriate e giuste, che da noi sono invece un tabù, impronunciabili”.
Basta fermarsi qui.