SARDEGNA AL VOTO 2 / L’indipendentismo ha dato una lezione ai partiti di Roma

sardegnadi ROBERTO PISANI – Se c’è una cosa che non mi piace è leggere o scrivere un articolo nei quali sono citati dei numeri. Lo trovo noioso. Preferisco un ragionamento, argomentato, col quale posso essere d’accordo o meno, non dei freddi numeri che possono essere manipolati ad uso e consumo. Però in questo cosa sono pochi, chiari ed incisivi.
Domenica 20 gennaio. Si vota per le elezioni suppletive nel collegio uninominale di Cagliari dopo le dimissioni di Andrea Mura eletto la scorsa primavera alla Camera dei deputati. Hanno votato 39.131 sardi su 251.649 aventi diritto negli 8 comuni interessati.
Avete letto bene: solo il 15,54%!!! Poco ci interessa che a vincere sia stato il candidato del PD mentre il dimissionario deputato era del M5S.
A noi interessa che a votare sia andato poco più di un sesto degli elettori.
Ancora una volta l’indipendentista Sardegna ci ha dato una lezione. Ha snobbato le elezioni nazionali!
Bravi sardi!! Così si fa!! Bisogna dimostrarlo coi fatti che a noi non ce ne frega niente di questo stato centralista e del loro parlamento!!
Questa potrebbe essere la strada maestra. Dimostrare un totale disinteresse nei confronti di uno stato che ogni giorno di più si dimostra accentratore e a cui non interessa minimamente delle giuste rivendicazioni autonomiste ed indipendentiste.
Peccato però che nonostante i proclami che ci propinano ogni qualvolta siamo in procinto di recarsi al voto per eleggere i due rami del Parlamento romano, a nessuno interessa toccare la legge elettorale. Tutte la volte ci vengono a raccontare che essa costituisce una priorità per dare la rappresentatività corretta dei voti dei cittadini, salvo poi dimenticarsene il giorno dopo essere stati eletti. La sensazione è che si aspetti sempre l’ultimo momento per correggere la legge ad uso e consumo dei partiti di governo, condizionati dai sondaggi, al fine di ottenere il massimo vantaggio.
Si parla tanto, in questo periodo, di quorum per i referendum. E se fosse istituito anche per le politiche, magari su base territoriale? Quanti collegi rimarrebbero vacanti? C’è da scommettere che in alcune zone dove il sentimento indipendentista ed autonomista è più forte ci vorrebbero molte consultazioni per arrivare alla nomina del proprio rappresentante in seno al Parlamento romano.
Sarebbe sicuramente un valido strumento per dimostrare il nostro dissenso verso uno stato sempre più centralista.
Voi mi direte: si ma un’elezione costa. Certo! È il prezzo della democrazia!

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