Gli adempimenti dei Livelli Essenziali di Assistenza nel periodo 2010-2017 vedono una forbice estremamente ampia tra le diverse regioni. Se in media hanno erogato per il 73,7% le prestazioni previste nei Lea, si passa pero’ dal 92,5% dell’Emilia Romagna al 53,9% della Campania. Questa la denuncia che arriva da un’analisi della Fondazione Gimbe. Ogni anno il ministero della Salute pubblica il documento “Monitoraggio dei Lea” e attraverso l’apposita Griglia LEA verifica l’effettiva erogazione delle prestazioni sanitarie che le Regioni devono garantire ai cittadini. Per quelle considerate inadempienti e sottoposte a Piano di rientro, il Ministero prevede uno specifico affiancamento nell’ambito dei rispettivi programmi operativi.
Solo 11 Regioni, negli otto anni tra il 2010 e 2017, superano la soglia di adempimento cumulativo del 75%. E, ad eccezione della Basilicata, sono tutte situate al Centro-Nord, confermando sia la “questione meridionale” in sanita’, sia la sostanziale inefficacia dei Piani di rientro nel migliorare l’erogazione dei Lea. “Senza una nuova stagione di collaborazione politica tra Governo e Regioni e un radicale cambio di rotta per monitorare l’erogazione dei Lea – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – sara’ impossibile ridurre diseguaglianze e mobilita’ sanitaria e il diritto alla tutela della salute continuera’ ad essere legato al Cap di residenza delle persone”.
Gli adempimenti dei Livelli Essenziali di Assistenza nel periodo 2010-2017 vedono una forbice estremamente ampia tra le diverse regioni. Se in media hanno erogato per il 73,7% le prestazioni previste nei Lea, si passa pero’ dal 92,5% dell’Emilia Romagna al 53,9% della Campania. Questa la denuncia che arriva da un’analisi della Fondazione Gimbe. Ogni anno il ministero della Salute pubblica il documento “Monitoraggio dei Lea” e attraverso l’apposita Griglia LEA verifica l’effettiva erogazione delle prestazioni sanitarie che le Regioni devono garantire ai cittadini. Per quelle considerate inadempienti e sottoposte a Piano di rientro, il Ministero prevede uno specifico affiancamento nell’ambito dei rispettivi programmi operativi. Solo 11 Regioni, negli otto anni tra il 2010 e 2017, superano la soglia di adempimento cumulativo del 75%. E, ad eccezione della Basilicata, sono tutte situate al Centro-Nord, confermando sia la “questione meridionale” in sanita’, sia la sostanziale inefficacia dei Piani di rientro nel migliorare l’erogazione dei Lea.
“Senza una nuova stagione di collaborazione politica tra Governo e Regioni e un radicale cambio di rotta per monitorare l’erogazione dei Lea – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – sara’ impossibile ridurre diseguaglianze e mobilita’ sanitaria e il diritto alla tutela della salute continuera’ ad essere legato al Cap di residenza delle persone”.
Gli adempimenti dei Livelli Essenziali di Assistenza nel periodo 2010-2017 vedono una forbice estremamente ampia tra le diverse regioni. Se in media hanno erogato per il 73,7% le prestazioni previste nei Lea, si passa pero’ dal 92,5% dell’Emilia Romagna al 53,9% della Campania. Questa la denuncia che arriva da un’analisi della Fondazione Gimbe. Ogni anno il ministero della Salute pubblica il documento “Monitoraggio dei Lea” e attraverso l’apposita Griglia LEA verifica l’effettiva erogazione delle prestazioni sanitarie che le Regioni devono garantire ai cittadini. Per quelle considerate inadempienti e sottoposte a Piano di rientro, il Ministero prevede uno specifico affiancamento nell’ambito dei rispettivi programmi operativi. Solo 11 Regioni, negli otto anni tra il 2010 e 2017, superano la soglia di adempimento cumulativo del 75%. E, ad eccezione della Basilicata, sono tutte situate al Centro-Nord, confermando sia la “questione meridionale” in sanita’, sia la sostanziale inefficacia dei Piani di rientro nel migliorare l’erogazione dei Lea. “Senza una nuova stagione di collaborazione politica tra Governo e Regioni e un radicale cambio di rotta per monitorare l’erogazione dei Lea – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – sara’ impossibile ridurre diseguaglianze e mobilita’ sanitaria e il diritto alla tutela della salute continuera’ ad essere legato al Cap di residenza delle persone”.