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Sanità deve tornare centralista? Callegari: Caro Orlando, prima sistematevi i conti in Calabria… poi noi pensiamo a non farci tagliare più i posti letto dai politici del Nord

di Corrado Callegari – Era evidente e d’altra parte ai primi scricchiolii del sistema, i partiti centralisti sono tornati a tuonare: la sanità torni sotto il controllo dello Stato. Le Regioni fanno troppe differenze. Dice il vice di Zingaretti, il segretario che ha ricevuto tre tamponi a differenza di chi ancora ne aspetta uno…., che “Dopo la crisi bisognerà iniziare a ragionare, traendo una lezione da quanto successo, e pensare se sia il caso di far tornare in capo allo Stato alcune competenze come la Sanità”. Lo afferma il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, in un’intervista alla Stampa in cui spiega: “Con 20 regioni che parlano 20 lingue diverse, credo sia necessario riconsiderare l’ipotesi della clausola di supremazia prevista dalla riforma del 2016, ovvero di un ritorno delle competenze sanitarie allo Stato centrale”.

E le lingue diverse quali sarebbero? La Campania con i conti in rosso? O la sanità siciliana? O quella calabrese, in alcune province commissariata per presunte infiltrazioni mafiose? Quella che aveva messo a capo della Protezione civile uno che davanti ad un telecamera afferma di non sapere cosa sia un respiratore?

“Non penso sia una discussione che si debba fare con i governatori, che appaia come frutto di una pagella alle regioni, ma un discorso di sistema da fare con calma dopo”, precisa Orlando. Il punto è che “a seconda della qualità del sistema regionale che trovi, rischi di avere una speranza di vita differenziata: 20 sistemi sanitari creano disuguaglianze”.

Beh, si tratta di capire se le disuguaglianze dipendono dall’onestà di chi governa le regioni oppure no. Se dipenda dai tagli che sono stati fatti e assecondati, specialmente al nord, dove si è preferito fare a meno di qualche posto letto in meno, di qualche anestesista in meno, di qualche ospedale in meno per far quadrare i conti dello Stato centrale.

Se si ricentralizza tutto, si muore due volte.

In Lombardia non si fanno tamponi. Ieri il sindaco Sala ha sferrato un duro attacco alla gestione lombarda, prendendo ad esempio quella veneta ed emiliano-romagnola.

Certo, si sta lavorando di più sulla prevenzione, però non si dice più che prima dell’emergenza mancavano medici. Che venivano richiamati quelli in pensione. Che programmazione sanitaria è quella che non tiene conto delle persone ma solo dei bilanci per fare bella figura?

E che sanità è quella che tace sulla ripartizione dei fondi per l’emergenza, che pesca dall’imu versata al Nord  e redistribuita nelle restanti regioni che Orlando vuole siano unite in un unico destino, tranne quando, mi pare, si tratta di pagare…

La sanità come la vediamo oggi nasce dal Titolo V modificato dal partito di Orlando. Avete abolito le province. Sono venuti giù i ponti. Ora volete abolire l’unica autonomia che è stata conquistata a fatica. Per salvare i bilanci ancora in rosso della Calabria, quella che come ricorda bene lanuovapadania, (https://www.lanuovapadania.it/politica/emergenza-covid-19-fino-a-2011-bilancio-della-sanita-in-calabria-si-trasmetteva-per-via-orale-come-i-virus-governatore-santelli-attacca-aiuti-solo-al-nord-ma-gia-prima-non-era-un-bollettino/)

erano orali fino a pochi anni fa. Forse è questa diversità a cui si riferisce il Pd. Poi, se vogliamo entrare nel dettaglio lombardo e magari veneto, se ne potrà parlare a bocce ferme. Perché in Veneto si poteva fare meglio, e di più, se l’autonomia fosse stata più ricca di competenze. Invece di ingaggiare dopo, a guerra già iniziata, un braccio di ferro su quello che stava già scritto nel referendum di tre anni fa. Davvero la Regione si è battuta per darci più libertà d’azione e più sicurezza sociale, più residuo fiscale a casa nostra? Perché non è che fatti i tamponi e i test finisce qui la storia…

Corrado Callegari-Partito dei Veneti/Confederazione Grande Nord

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