Rizzi: scoperta Spedali Civili di Brescia sul Covid non finanziata dal governo. Mentre si fa terrorismo sui dati del Covid

di Monica Rizzi – Ci sono due notizie che mi fanno letteralmente rodere il fegato. La prima arriva dalla mia terra, quando apprendo con orgoglio che continuano gli studi sulla variante ‘buona’ di coronavirus Sars-CoV-2 isolata prima dell’estate dal Laboratorio di Microbiologia dell’Asst Spedali Civili di Brescia, diretto da Arnaldo Caruso. Il professore dice anche: “Abbiamo pubblicato quel lavoro sul ‘Journal of Translational Medicine’ – facendo il punto con l’Adnkronos Salute l’esperto, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv) – Ora la diffusione di questo virus”, che si presentava “estremamente meno potente” e “geneticamente mutato”, è “oggetto di studio. Stiamo facendo analisi a tappeto su tutti i campioni che ci sono pervenuti da maggio in poi”. Poi… appunto però viene a galla il problema. ” Un po’ per la situazione diagnostica contingente che ci impegna molto, un po’ per l’assenza di risorse specifiche, ogni centro di ricerca coinvolto sta cercando di andare avanti con il poco che ha”. In che senso? In questo senso, drammatico e sconcertante: “Non scordiamoci – sottolinea lo specialista, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’università degli Studi di Brescia – che non disponiamo di fondi ministeriali, né sono previsti in futuro. Facciamo il possibile con quello che abbiamo, ma le risposte che cerchiamo si possono avere soltanto con studi approfonditi che richiedono del tempo”. Ci siamo capiti? Siamo ad una svolta ma chissà perché il governo ignora Brescia e l’eccellenza della ricerca. Però ci sono i soldi per il bonus monopattini, per le bici elettriche, ci sono gli sconti del 30% sul costo del lavoro al Sud ma non una lira per uscire prima dal Covid? E veniamo alla seconda questione. I numeri dell’emergenza. E’ giusto prevenire, arginare, ma paventare a destra e a manca, un giorno sì e l’altro pure dei lockdown quando, stando ai numeri, le terapie intensive sono tutto meno che affollate. Il Corriere della Sera ieri offriva questi dati. Rivediamoli. Questa è Milano, a rischio lockdown. Poi leggo su la nuova padania il report presentato dal professor Ruben Razzante, che insegna diritto dell’informazione all’Università Cattolica e fa parte niente meno della task force contro le fake news, che sui numeri sparati dai giornali in questi giorni occorre andarci cauti. Ecco il suo post. I dati che il professore pubblica sono pesanti. “In media in Italia il 6,55% dei ricoverati per Covid-19 ricorre al setting assistenziale della terapia intensiva. Il dato era dell’8,17% la scorsa settimana. È quanto emerge dalla 23ma puntata dell’Instant Report Covid-19, una iniziativa dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di confronto sistematico dell’andamento della diffusione del Sars-COV-2 a livello nazionale”. Cioè non stiamo citando l’ultimo studio caduto dal cielo. “Da questo report è stata avviata un’analisi di confronto tra il tasso di saturazione dei posti letto di terapia intensiva alla data del 20 marzo (picco epidemia Covid-19) rispetto al tasso di saturazione dei posti letto di terapia intensiva alla data del 6 ottobre. Nella maggior parte delle regioni, il tasso di saturazione odierno, probabilmente grazie anche all’incremento dei posti letto, è ben lontano dai livelli di marzo 2020. Infatti, il valore medio italiano di saturazione al 20 marzo era del 52% mentre oggi si ferma al 4%”. E qui mi fermo anche io perché il titolo del servizio bomba che appare sul sito dirittodell’informazione, fondato dal professo Razzante, è questo:   Se però ascoltiamo tg e talk show la musica è un’altra. Allora, il covid c’è e non se ne è andato, le misure di prevenzione devono essere rigorose e sono l’unico mezzo per salvarci la vita. Però qualcosa non ci torna, in questa emergenza sanitaria che, mi pare, è emergenza democratica. A partire dall’informazione.   Monica Rizzi – Segretario Organizzativo Federale Grande Nord 
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