Rizzi: non solo parità salariale. Il Nord non ha le buste paga per arrivare a fine mese

di Monica Rizzi – La parità salariale è un fatto di civiltà. Ma non può essere solo questo un parametro di democrazia. Leggo come ha commentato il governatore veneto Luca Zaia:

“Dal Veneto è partito un segnale dì civiltà e di attenzione per evitare anche la più minima forma di discriminazione. La parità tra uomo e donna non deve essere materia di discussione ma di atti concreti, e questo lo è”. Con queste parole, il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, esprime la sua soddisfazione per l’approvazione, avvenuta all’unanimità in Consiglio regionale, della legge per favorire pari trattamento economico fra uomini e donne e sostenere l’occupazione femminile.

Nulla da eccepire. Però qualcuno dovrebbe spiegare ai lavoratori, donne e uomini, perché il reddito del Nord fa arrivare a malapena alla terza settimana del mese, perchè i requisiti del tanto ridondante reddito di cittadinanza penalizzano i poveri del Nord mentre al Sud la greppia è più piena. Perché non si ha il coraggio di riconoscere politicamente la sperequazione salariale rispetto al costo della vita? Zaia dice: “Mi auguro davvero che, anche grazie a questo intervento legislativo, questo fenomeno virtuoso possa ampliarsi, senza dimenticare le occasioni che vanno create, per essere colte, nella vita normale, di una persona normale”.

Normale, caro governatore, è poter contare su stipendi adeguati al costo della vita. Finché non si vorrà riconoscere che esiste una questione settentrionale, non ci sarà giustizia sociale, negli stipendi e nelle pensioni. A meno che sostenga come valida l’alternativa proposta dal segretario della Lega di inviare al Sud i pensionati del Nord perché lì la pensione basta per vivere.

Monica Rizzi, responsabile organizzativo nazionale Grande Nord

 

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