di Monica Rizzi – Abbiamo dato notizia su questo quotidiano della novità fiscale dell’anno. Il governo “dalla parte” delle imprese vuole far pagare ai cittadini qualsiasi interpello, ovvero, richieste di chiarimento sulla propria posizione fiscale.
In soldoni, il principio è questo. Ovvero, sudditi gabellati. Non solo quando si paga per i servizi che non arrivano ma, nel dubbio, gabellati pure sul dubbio.
Non capiamo quindi perchè l’industria esulti, come ha fatto Bonomi, presidente di viale dell’Astronomia, davanti ad una bozza di riforma che sì, va verso l’eliminazione dell’Irap, anche se al momento sembra solo indirizzata solo ad artigiani e commercianti, così come la detassazione del reddito d’impresa rispetto agli investimenti, ma non tocca palla sul residuo fiscale e la gestione oculata dei territori.
I Comuni che hanno da dire? Non sono forse loro i protagonisti silenziosi di un regime fiscale che punisce i virtuosi e lascia margini di fuga a quelli che non sanno da che parte girarsi?
Basti solo leggere quanto ancora l’indipendenza pubblicava ieri sul Pnrr. I municipi del Sud non sono in grado di districarsi tra i meandri dei processi di acquisizione dei fondi europei.
Di quale riforma fiscale stiamo quindi parlando?
Monica Rizzi, Responsabile organizzativo federale Grande Nord