Matteo Renzi sorride, e con il sorriso ci regala anche una nuova serie di affermazioni che lo rilanciano nella competizione di personaggio più contradditorio del Palazzo.
Oggi sono ufficialmente iniziate due, e dico due, nuove rivoluzioni, perché Renzi è speciale ed una alla volta non si accompagna con tutta l’energia del governo del “fare”.
La prima è la Riforma del senato, che ha avuto il via libera dalla prima commissione di palazzo Madama. Il futuro Senato sara’ si’ composto da 100 senatori, di cui 95 eletti dai Consigli Regionali; ma questo numero potra’ anche variare ed aumentare di qualche unita’ seppur per un breve periodo.
Il premier non ha paura del voto in aula e afferma: “Stiamo dando un grande segnale di cambiamento, stiamo dicendo che l’Italia può cambiare e che alcuni tabù possono essere vinti da una classe dirigente che ha coraggio”, solite parole vuote di senso, vuote di intenti e vuote di intelligenza in quanto il segnale di cambiamento non ha nessuna importanza se non è indirizzato al bene pubblico e sociale, e questo sarebbe stato un buon appunto da inserire in questa frase, giusto per contestualizzare questo “cambiamento” che in fondo aspettiamo e temiamo.
Il teatrino di questi uomini di potere comincia a diventare caldo con l’arrivo dell’estate, il PD spaccato trova comunque una maggioranza sorprendente (se ignoriamo il fatto che queste persone, se c’è da fare i propri interessi ritrovano celerità e civiltà in un battibaleno) sulla riforma Costituzionale del senato e del bicameralismo. Importante aggiungere che i relatori sono volti noti per professionalità e coerenza dai nomi ormai leggendari: Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli (che ha già dato ampia prova di conoscere la Costituzione come le sue tasche con il Porcellum, e che ha ricevuto ultimamente simpatici incoraggiamenti come “ sei il nostro Totti!” a causa del suo ritorno al lavoro con un braccia fasciato, probabilmente effetto della sua costante lotta per difendere il Paese).
Non distraiamoci, l’eroe è Mattero Renzi, e non bisogna dimenticarlo. Il premier si profonde in nuovi ed eccitanti attestati di fiducia nel paese: “Naturalmente guardo con la consueta preoccupazione, attenzione” riferito ai dati economici negativi, bazzecole alle quali dedicare si e no uno svogliato sguardo in questi pomeriggi assolati, “ma siamo assolutamente certi del fatto che se l’Italia fa le cose che deve fare è nelle condizioni di essere il locomotore che porta l’Europa fuori dalla stagnazione. La mia scommessa è su un’Italia in grado di guidare l’Europa”. Una frase che lascerebbe spiazzato chiunque abbia una seppur minima comprensione di ciò che realmente accade in Italia.
Tutte queste riforme sono sibilline, e costringono ad un eccessivo sforzo di flessibilità per essere viste come manovre necessarie al bene di una popolazione che lotta con la disoccupazione, le tasse (in costante aumento, e soprattutto in a quanto pare sono in pronostico incredibili e mirabolanti nuove idee su come tassare), la malasanità, la Casta, la mafia, la giustizia, i servizi pubblici, l’istruzione e decine di altre questioni che incidono sulla vita quotidiana degli italiani.
Certamente riformare la Costituzione, promuovere riforme per stabilizzare la posizione dell’attuale maggioranza è importante, ma sembra molto più vantaggioso per loro che per noi, e questo è un grillo che non riesco a far smettere di parlare.
“Stiamo facendo la rivoluzione del buon senso, dimezzando la politica, semplificando e invertendo rapporto tra cittadini e P.A”. Continua Matteo a proposito della altre riforme , ma ancora qualcosa non quadra, utilizzare parole positive come buon senso non rendono la frase in se meno preoccupante. Dimezzare la politica è una grande idea, ma detta dal leader di un partito che ancora si rifiuta di rinunciare ai rimborsi elettorali, di pubblicare i resoconti spesa e soprattutto di dimezzare lo stipendio a se e ai propri seguaci pare quantomeno utopico; anche semplificare il rapporto con la PA è straordinario, ma detto così è un po’ confuso, facciamoci spiegare meglio: “C’è un’accelerazione per i servizi alle imprese.” Seguita il premier, “alla fine dei mille giorni il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione si è rovesciato. Alla fine di questo percorso del ddl delega, la Pa avrà il dovere di mettere online tutti i certificati e offrire la possibilità di scaricare certificati, meccanismo di rivoluzione copernicana, la Pa va a casa del cittadino e non viceversa”. Bene, sorvolando la pessima scelta figurativa della Pa che ti entra in casa (cosa di cui sono sicuro ognuno di noi farebbe a meno), Matteo dimentica che questi 1000 giorni rimangono sempre dubbi e che per fare promesse bisognerebbe essere credibili in principio, per il resto lo spostamento online dei servizi Pa (perché di questo si tratta, trascinare a dieci anni fa una struttura che era rimasta negli anni sessanta) è valido, ma ad ascoltare i cialtroni si tende a non credere troppo.
Alcuni commenti, per la cronaca…
”Siamo dentro un grande pasticcio – osserva Vendola conversando con i cronisti a Montecitorio – Vediamo cosa reggera’ di questo accordo. Ma un senato che non ha relazione con il popolo, e’ un senato di nominati. Siamo a una riduzione degli spazi di democrazia”. Per il leader di Sel ”l’idea che il senato possa essere espropriato al popolo e regalato alle segreterie di partito e’ inaccettabile. Non sono queste le riforme di cui ha bisogno un Paese ammalato di poca democrazia, di poverta’ e di disoccupazione”.
Se persino un moderato come Carlo Passera si sfoga così….: “A quanto leggiamo e ascoltiamo nella surreale corsa all’entusiasmo che genera questa finta riforma del Senato e del Titolo V, si sta proponendo l’ennesimo pasticcio a uso e consumo della partitocrazia”. E’ quanto si legge in una nota sul sito di Italia Unica, il movimento di Corrado Passera. “Innanzitutto, non e’ per nulla chiaro se i tempi di approvazione delle leggi diminuiranno. Le competenze configgenti crescono, i senatori diventano part-time, mentre i costi restano pieni. Ma non basta, questa ipotetica riforma, cosi’ come avverrebbe per l’altro disastro annunciato, l’Italicum, mette in mano al partito che vince, ma che ha potenzialmente una rappresentanza molto limitata, praticamente tutto: Parlamento, Governo, Presidente della Repubblica, nomine di primo, secondo e ultimo livello – prosegue la nota -. Chiedersi come il legislatore pensi di essere considerato statista di fronte a un simile obbrobrio giuridico e’ il minimo”.
E’ un secondo Porcellum?