rassegna stampa
VERONICA ULIVIERI – Perdita di controllo sul servizio, tassa ancora calcolata sui metri quadrati, poco impegno per la raccolta differenziata nonostante faccia risparmiare. I sindaci d’Italia si lamentano dei tagli statali, ma la gestione efficiente dell’immondizia è ancora lontana.
Cambiano i governi, ma continuano i tagli ai Comuni. Eppure, se le proteste degli enti locali sono spesso legittime, i sindaci non sempre mettono lo stesso impegno nel rendere più efficienti servizi e gestioni, per recuperare da lì qualche risorsa in più. Emblematico è il caso dei rifiuti, che possono rivelarsi, a seconda dei casi, una voce di costo o un generatore di risorse, risparmi e occupazione. Oggi in Italia la raccolta differenziata è al 40%. Se non mancano i casi virtuosi (1.300 municipi hanno già raggiunto l’obiettivo del 65%, spostato dal ministro Orlando a fine 2020 nell’ultimo collegato Ambiente), il quadro generale rimane negativo, con punte al Sud di poche unità (Messina per esempio è al 6%) e performance scarse nelle grandi città (solo sette centri con più di 200mila abitanti superano la soglia del 30%). A sentire l’Anci, le responsabilità dei sindaci sono limitate: “Le cause riguardano la confusione normativa, perché la legge non delinea bene le competenze, e la mancanza di infrastrutture, dovuta a una carente programmazione regionale”, dice Filippo Bernocchi, delegato Rifiuti ed Energia di Anci. Eppure, le storie positive sono sotto gli occhi di tutti, anche al Sud. “E’ una questione di volontà politica”, riflette Rossano Ercolini, vincitore nel 2013 del prestigioso Goldman Prize per il suo impegno contro gli inceneritori e a favore del riciclo. “Mentre le strade di Napoli erano invase dai rifiuti, a Salerno è partita la raccolta differenziata porta a porta, quella che dà i maggiori risultati”, passando in pochi anni dal 13% al 69%. E se i detrattori fanno spesso notare che i sistemi di raccolta a domicilio sono costosi per le amministrazioni, e di riflesso per i cittadini che si vedono aumentare la bolletta, i dati dimostrano il contrario. Un’elaborazione dell’associazione dei Comuni virtuosi sui dati 2011 dell’Arpa Veneto, per esempio, ha dimostrato come il costo medio del servizio per abitante nei comuni della regione con raccolta porta a porta sia di circa 102 euro, contro i quasi 180 dei municipi in cui si utilizzano i cassonetti stradali.
segue su http://www.lastampa.it/2014/02/07/scienza/ambiente/inchiesta/rifiuti-una-miniera-doro-che-i-comuni-dimenticano-pIUEQzbbUBWA7cLkv14o3I/pagina.html