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Resto al Sud, rifinanziato il progetto. Boni: Nord figlio di un dio minore

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di Davide Boni – Loro restano al Sud. Forse. Il progetto “Resto al Sud” è stato rifinanziato. Era nato col governo giallo-verde e prevede incentivi per tutti i meridionali, fino a 45 anni, che vogliono aprire un’attività imprenditoriale nel Mezzogiorno.
Ci fa piacere. Per i disoccupati e over 50 del Nord incentivi a restare vivi però non ce ne sono.
 A meno che trasferirsi in  Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia o a coloro che vi si trasferiscono entro sessanta giorni, o entro centoventi giorni se residenti all’estero, dalla comunicazione del positivo esito dell’istruttoria. Capito bene?
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Cosa prevede l’agevolazione? Un bell’aiuto: un finanziamento, fino a 50mila euro. Leggo sul Giornale di Sicilia che il finanziamento può essere utilizzato “per la creazione di nuove attività che arriva fino a 200mila euro in caso di società. Ma per cosa può essere utilizzato? Copre i costi per la ristrutturazione o manutenzione straordinaria di beni immobili, per l’acquisto di impianti, macchinari, attrezzature e programmi informatici e per le principali voci di spesa utili all’avvio dell’attività”.

Una parte del finanziamento è a fondo perduto e copre il 35 per cento dell’investimento. Il 65%, invece, è demandata ad un finanziamento bancario, garantito dal Fondo di Garanzia per le Pmi, i cui interessi sono interamente coperti da un contributo in conto interessi.

 

 A inizio progetto la partenza è stata interessante… Basta andare sul sito e si scopre:”Quasi 2.200 progetti d’impresa approvati, investimenti per 145 milioni di euro e 8.300 nuovi posti di lavoro previsti”. La premessa è chiara: previsti!

“Questo è il biglietto da visita di Resto al Sud ad un anno dalla partenza. Gli incentivi per i giovani imprenditori del Mezzogiorno, lanciati il 15 gennaio 2018, hanno compiuto il primo giro di boa con risultati positivi e con la prospettiva di un’ulteriore crescita in termini di impatto sul territorio”. Infatti è stato il governo Gentiloni, alla vigilia del voto, a far partire i contributi a fondo perduto.

Poi…. “Il primo anno di vita di Resto al Sud è stato accompagnato da diverse iniziative per favorire la presentazione delle domande e assicurare la massima trasparenza ai proponenti. Oltre a una procedura tutta digitale per inviare la richiesta di finanziamento, Invitalia ha creato una rete di 144 partner accreditati (enti, università, associazioni) che in ogni regione offrono assistenza gratuita per mettere a punto il progetto di impresa.

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Ma la burocrazia se resti al Sud supera se stessa. Tempi per smaltire le scartoffie- inferiori ai 60 giorni previsti – per la valutazione dei progetti, e ha realizzato un’apposita App gratuita per smartphone e tablet, con la quale ogni richiedente può controllare in tempo reale lo stato della propria domanda.

Anche le banche superano se stesse. Grazie a Invitalia  sono 79 gli istituti di credito convenzionati, con oltre 4.100 sportelli distribuiti nelle diverse regioni”.

Ma non finisce qui…. . Le banche convenzionate sono territoriali. Ma non mancano Carige (sì, Carige…), Unicredit e Montepaschi.

Se siete del Nord, avete meno di 46 anni e volete aprire una impresa da zero, provate a bussare alle banche convenzionate e vedere cosa vi rispondono.

Poi, sorpresa….. dal Sole 24Ore.

“Il decretone prevede per il reddito di cittadinanza una serie di cumulabilità con sgravi e strumenti di sostegno al reddito. Obiettivo: spingere verso l’occupabilità i percettori dell’assegno. A chi assume al Sud a tempo indeterminato un percettore di Rdc under 35 o senior disoccupato da almeno 6 mesi spetta un doppio incentivo: le mensilità di reddito (da 5 a 18) e il bonus Sud (sgravio al 100% fino a 8.060 euro l’anno). In caso di avvio di un’attività autonoma al Sud oltre a 6 mensilità di Rdc (nel limite di 780 euro mensili), agli under 45 spetta anche l’incentivo “Resto al Sud” (35% a fondo perduto, 65% finanziamento bancario). Il Rdc è compatibile con Naspi e con ogni strumento di sostegno al reddito per la disoccupazione involontaria (limite 780 euro). Si può sommare anche alla Dis-coll (indennità di disoccupazione). Il reddito di cittadinanza è cumulabile anche con l’assegno di ricollocazione che vuole favorire la riqualificazione e il reinserimento dei disoccupati”.

Che aspettate ragazzi del Nord, cambiate residenza. Accumulate più che potete!

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