di Benedetta Baiocchi -“Un giorno dicono una cosa, l’altro pure. Questo è il governo del non fare, che non produce aiuti per imprese e lavoratori ma solo promesse come il reddito di cittadinanza, pagato con i soldi del Nord e del nostro residuo fiscale”. Esordisce così Roberto Bernardelli, presidente di Grande Nord, alla presentazione del Comitato referendario per abrogare il reddito di cittadinanza. Nel suo intervento in sala stampa alla Camera dei deputati assieme a Monica Rizzi, segretario organizzativo federale di Grande Nord, Antonio Pappalardo, leader dei Gilet arancioni, Angelo Alessandri responsabile Grande Nord Emilia e Davide Zenati di Forza Centro, ha ricordato ironicamente che il testo stesso del quesito per abrogare la legge è pere forza di cose “un quesito che non poteva limitarsi a dire sei d’accordo sì o no, ma deve elencare la legge, i dettagli…. perché in Italia le cose semplici non si fanno mai, per rendere così incomprensibili le cose al cittadino”. “Per abolire devi quindi dire sì!. Voglio abrogare la legge! per dire no devo dire sì! E’ pazzesco. Una presa in giro”.
“Speriamo di vedere la Meloni – annuncia Bernardelli con non velata ironia – Intanto pochi cittadini lo sanno. La Cassazione non darà il parere di ammissibilità, raccoglieremo prima 500mila firme, poi porteremo tutto in Corte Costituzionale che darà il via libera al quesito. E’ il paese delle meraviglie. Unici in Europa, ultimi per Pil, lavoro, primi per mafia, corruzione… Svegliamoci tutti. E i rom? Chi non ha casa di proprietà, può accedere al reddito di cittadinanza, ci siamo capiti. E dove le case ci sono ma non sono accatastate? Dove c’è abusivismo c’è reddito di cittadinanza”.
“In questa nuova sfida – ha ricordato Monica Rizzi – si sono uniti Prima il Sud, i Gilet Arancioni con Antonio Pappalardo e Forza Centro, con il segretario Zenati”.
“Siamo contro questa truffa, contro questo imbroglio – ha aggiunto Pappalardo – mentre non si fa davvero nulla di definitivo sulla sicurezza, si va avanti con decreti e senza un nuovo testo unico di pubblica sicurezza, fermo ancora al 1931”.
“Fin da subito ci siamo posti il problema di una vera riforma del lavoro: assumere, far portare il pane a casa a chi lavora, questo è l’obiettivo, e non ci si arriva attraverso il reddito di cittadinanza”, ha chiosato Davide Zenati.
“C’è un aspetto: questa repubblica doveva essere fondata sul lavoro. Piuttosto dobbiamo parlare di una repubblica affondata sul lavoro nero – spiega Angelo Alessandri, fondatore di Grande Nord -. Ci sono tasse che crescono, a pagina 62 del Def, si parla di 133 miliardi per il reddito di cittadinanza. Dove li vanno a prendere in piena recessione? 23,5 miliardi che devono servire a coprire le uscite, non si troveranno e porteranno alle clausole di salvaguardia con l’aumento dell’Iva. Mentre giocano alla Cirino Pomicino dalla De Mita insieme, non si poteva dare alle aziende il finanziamento del reddito di cittadinanza, per generare lavoro? Qui invece si regalano soldi che non ci sono. Siamo 27° in Europa per crescita… Scrivono con l’assenso di Bruxelles i decreti legge, li scrivono in italiano, li portano in aula per la fiducia. I parlamentari votano? La politica è sparita! In realtà la politica riparte dal territorio, non si va sul territorio solo a fare comizi o i selfie. La politica è polis, stare con la gente, e portare soluzioni. Chiedere una firma è già una rivoluzione. Se il sommerso è gestito dalla mafia, chi mi dice che il reddito sia gestito dallo Stato?
“Ci chiediamo – ha chiuso Bernardelli – dove sia la Meloni – Si è dichiarata contraria al reddito e aveva affermato che avrebbe partecipato al Comitato referendario sul reddito di cittadinanza. Feltri aveva scritto su Libero che occorreva fare il Comitato referendario. Lo abbiamo fatto ma lui è un salviniano di ferro, e non si è più visto… La Meloni è invece in messianica attesa per fare una maggioranza con la Lega. Sono spariti tutti… Curioso! Vorrà dire che andremo per la nostra strada”.