Dopo mesi di iniziative sul territorio, centinaia di gazebo che settimanalmente raccolgono le adesioni di cittadini del Nord che chiedono l’abolizione del provvedimento varato dal governo giallo-verde, Grande Nord va oltre. La Confederazione ha infatti dato vita al Comitato promotore del referendum abrogativo della legge che ha istituito il reddito di cittadinanza del governo. Per illustrare l’iniziativa la Confederazione convoca la stampa domani martedì 14 Maggio a Roma alle ore 10:00 nella sala stampa della Camera dei Deputati, con Roberto Bernardelli, presidente di Grande Nord, e con Monica Rizzi, segretario organizzativo federale del movimento.
Tempo fa questo questo quotidiano aveva approfondito le dinamiche del reddito, partendo dalla voce di economisti super partes. Analisi che qui riproponiamo per l’importanza dell’evento e per offrire spunti di riflessione.
Mano a mano che si cerca di capire a fondo l’invenzione del welfare del terzo millennio, prendono maggiore forma i contorni del reddito di cittadinanza. Non sono impressioni né pregiudizi, ma la sensazione che si tratti di un provvedimento che non porterà sviluppo e più posti di lavoro lo dice anche un illustre economista come Gianfranco Cerea. Che scrive: “Il reddito di cittadinanza prevede importi uniformi in tutta Italia. Ma la soglia di povertà assoluta varia da Nord a Sud. Il beneficio avrà dunque effetti diversi nei diversi territori. Una soluzione è differenziare almeno l’integrazione per l’affitto”.
Il professore ordinario nel Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli studi di Trento, centra la questione del diverso costo della vita. Un assegno uniforme in tutto il paese non tiene conto che al Nord il costo ad esempio di un affitto è difforme rispetto al mercato del Sud.
“Come avviene con tutte le politiche sociali, anche il reddito di cittadinanza non sempre e non necessariamente riuscirà nei suoi intenti di conseguire gli obiettivi che si prefigge, soprattutto per quanto attiene l’avviamento verso il mercato del lavoro di soggetti in condizione di povertà: sarà sicuramente più facile farlo in contesti territoriali dove la disoccupazione è al 5 per cento rispetto a quelli dove supera il 20 per cento. Ma sarà anche del tutto normale che tra i beneficiari si annoverino falsi poveri e opportunisti”, scrive su lavoce.info. E non fa una piega. Perché dove la disoccupazione è al 40% non c’è lavoro. Potranno forse trovare una occupazione una decina di disoccupati, ma per gli altri il reddito sarà a vita e non ci saranno una, due né tre proposte consecutive a chiudere il cerchio.
Però ecco la questione di fondo, ed è la prima voce che si alza in questa direzione. “Segnalo un problema che sembra essere sfuggito al dibattito che ha preceduto e accompagnato il varo della proposta del reddito di cittadinanza. La misura prevede una integrazione del reddito che arriva fino a un massimo di 500 euro per una persona singola; la somma è poi incrementata per tener conto della natura e del numero degli altri componenti della famiglia. All’importo così calcolato vanno poi aggiunti 280 euro come contributo per l’affitto (un importo minore per il mutuo).
Un livello di intervento monetario, concepito come uniforme per tutto il paese, rischia però di produrre risultati ben diversi per quanto riguarda il contrasto della povertà assoluta in ambito territoriale”.
Antifona capita, ma per un governo nazionalista siamo tutti uguali. Ecco allora una tabella che ci apre gli occhi
Effetti sulla povertà assoluta
Per cogliere la natura del problema, nella tabella seguente sono riportati i valori della soglia di povertà assoluta in diversi territori, riferiti al caso della persona sola. Si legge nel rapporto Istat:
Le soglie di povertà assoluta
Le soglie di povertà assoluta rappresentano i valori rispetto ai quali si confronta la spesa per consumi di una famiglia al fine di classificarla assolutamente povera o non povera. Ad esempio, per un adulto (di 18-59 anni) che vive solo, la soglia di povertà è pari a 826,73 euro mensili se risiede in un’area metropolitana del Nord, a 742,18 euro se vive in un piccolo comune settentrionale, a 560,82 euro se risiede in un piccolo comune del Mezzogiorno.
Nel Prospetto 8 a pagina seguente sono riportati i valori delle soglie di povertà assoluta per il 2017, relativi alle tipologie familiari più diffuse in Italia. I valori delle soglie per le diverse tipologie familiari possono essere calcolati nell’area web dedicata, sul sito istituzionale dell’Istat.
Fonte: Istat
“Il confronto fra questi valori e l’importo di 780 euro, proposto per il reddito di cittadinanza, evidenzia che anche beneficiando per intero dell’aiuto monetario, i poveri che risiedono nelle aree metropolitane del Nord e del Centro, così come quelli dei grandi comuni del Nord, miglioreranno sì la loro condizione, ma non abbastanza per non essere ancora classificati come poveri assoluti. Per contro, chi risiede al Sud e nelle Isole, grazie al reddito di cittadinanza, supererà la soglia di povertà assoluta in modo generalizzato e per importi che possono sfiorare il 50 per cento in più.
Poiché al crescere del numero dei componenti il nucleo familiare, l’intervento del reddito di cittadinanza garantisce un livello che è via via sempre più lontano dalla soglia di povertà assoluta (per un nucleo di due adulti e due minori la soglia di povertà in area metropolitana del nord è di 1.680 euro mensili contro un massimo di 1.180 euro del reddito di cittadinanza), è evidente che al Nord e nel Centro Italia, la quasi totalità degli individui interessati dalla povertà assoluta continuerà a essere considerata tale. Al Sud e nelle Isole la povertà assoluta dovrebbe invece scomparire del tutto”.
Chi è povero al Nord resterà povero.
“Per porre rimedio all’incongruità si potrebbe diversificare territorialmente almeno l’integrazione per l’affitto, facendo riferimento ai dati dell’Istat o a quelli dell’Osservatorio immobiliare dell’Agenzia delle Entrate.
Un discorso del tutto analogo vale anche per l’integrazione delle pensioni, in cui minimo è stato portato a 780 euro mensili, per tutto il territorio nazionale”.
“Già dallo scorso autunno – spiega il presidente di Grande Nord, on. Roberto Bernardelli – il nostro movimento si è attivato sul territorio del Nord con centinaia di gazebo che ogni fine settimana raccolgono decine di migliaia di firme di cittadini che ci hanno chiesto, con chiarezza, di fermare questa forma assistenziale di sussidio, costosa, iniqua e che non porterà né ripresa né occupazione. Da qui – prosegue Bernardelli – la nostra decisione di farci carico di costituire il Comitato promotore del referendum che vuole interpellare tutti i cittadini su una legge che illude, toglie risorse e non ristabilisce effettiva uguaglianza sociale”.
“Quella del referendum abrogativo è una battaglia trasversale – sottolinea Monica Rizzi, segretario organizzativo federale di Grande Nord -, non mancano nel Paese le voci che hanno preso distanza dal reddito di cittadinanza, considerandolo una misura fuori dal tempo e uno spreco che genera solo debito pubblico e non ricchezza. Ma occorre prendere l’iniziativa e partire. Non hanno abolito la povertà, hanno solo impoverito di più le nuove generazioni, aumentando il debito contratto per incassare consenso facile”.