REDDITO ALIMENTARE, PROPOSTA SERIA E SOSTENIBILE

 

di Gigi Cabrino – La proposta lanciata da Monica Rizzi di sostituire il reddito di cittadinanza – che non funziona né può funzionare strutturato com’è- con un “reddito alimentare”, sostenendo le realtà del terzo settore che raccolgono le eccedenze di cibo per i più sfortunati ha centrato nel segno quello che probabilmente sarà il principale problema da affrontare nel prossimo autunno.

Dal 2020 abbiamo dovuto affrontare crisi sanitaria con la pandemia, la conseguente crisi economica e sociale, alla ripresa delle attività industriali mondiali nel 2021 la crisi di materie prime, accentuata dalla guerra in Ucraina con tutte le conseguenze in termini di crisi energetica, poi un aumento dei prezzi come non si vedeva da decenni; per finire in questi mesi del 2022 ci troviamo in una grave crisi idrica.

Non servono master e dottorati per capire che il rischio di una crisi alimentare per l’intersecarsi di tutti questi fattori è un’ipotesi molto concreta; e una crisi del genere andrebbe a toccare i fondamentali della sopravvivenza dignitosa, il nutrirsi dignitosamente.

Se pensiamo alle mense dei poveri abbiamo un’immagine parziale del problema della povertà che non riguarda solo i senzatetto ma anche, e sempre di più, famiglie andate improvvisamente in crisi per la perdita del lavoro o altri eventi improvvisi; chi conosce l’ambiente parla di insospettabili che, con pudore e riservatezza, si presentano alla distribuzione di viveri.

Un problema già importante di per sé che rischia di esplodere se lo scenario dovesse sfociare in una crisi alimentare , come peraltro già sta avvenendo in paesi direttamente dipendenti dal grano dell’est che per mesi non ha potuto transitare dagli strategici porti sul Mar Nero.

Il reddito di cittadinanza che non funziona, non incentiva l’inserimento lavorativo e si presta alle truffe che quotidianamente vengono scoperte, costa tra i 7 e gli otto miliardi all’anno.

Questi fondi, se destinati alle organizzazioni del terzo Settore impegnate nella raccolta e distribuzione di beni alimentari, realizzerebbero una diga enorme alla crisi alimentare di cui si vedono già i segnali e verrebbero spesi sicuramente meglio di quanto non lo siano mantenendo a casa a far niente persone nel pieno delle loro forze.

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