di ROBERTO BERNARDELLI – Non lo scrivo io ma il Sole 24 Ore.
Il Def approvato martedì riporta le lancette della finanza pubblica a ottobre, quando è scoppiato lo scontro con Bruxelles. Con due incognite in più. Il percorso di discesa del deficit, dal 2,4% di quest’anno all’1,8% del 2021, è identico alla strada tracciata in autunno. Il punto di partenza del debito è più alto di 2,8 punti di Pil rispetto al piano della Nadef 2018. E soprattutto i numeri sono agganciati a una serie di misure extra che fra quest’anno e il prossimo devono portare la bellezza di 46,6 miliardi alla causa di deficit e debito. Senza questi aiuti, tutti i parametri punterebbero decisamente in alto aprendo rischi ulteriori per l’accoglienza dei nostri conti pubblici in Europa e soprattutto sui mercati. |
Poi ci sono tre titoli che dicono tutto…. Def, con reddito cittadinanza e quota 100 ci saranno meno posti di lavoro.
E uno. E due: Spending review 2018: ecco dove i ministeri hanno fallito sui tagli. E tre: Quanti anni haI? Scopri quanto devi pagare di debito pubblico.
Mi sembrano titoli chiari, ma non è mi chiara una cosa. Perché si continuano a votare i partiti di questo governo? E perché non si comprende che senza una radicale riforma di questo Stato ogni governo farà quello che ha fatto il precedente? Perché nessuno in Confindustria mette in discussione lo stallo sul referendum che chiede autonomia per il Nord, meno vincoli, più indipendenza di bilancio? Perché la grande industria non è interessata a rivendicare il residuo fiscale che renderebbe più semplice far funzionare le cose imbrigliate da Roma?
I titoli sono belli, condivisibili, esprimono la verità, è che manca la coerenza. Dalle parole ai fatti, c’è di mezzo il mare. Forza, ci vuole più coraggio…