di ROMANO BRACALINI – Celebre la direttiva europea sulla misura regolamentare delle zucchine; ma son tutti gli ortaggi e derivati a costituire l’interesse specifico del burocrate di Bruxelles, che ha pensato bene di mettere fuori legge gli orti e le coltivazioni amatoriali se i semi non sono quelli prodotti dalle aziende certificate, ossia dalle aziende multinazionali che grazie alla UE si spartiscono un bottino di 13 miliardi di dollari.
Quindi niente zucchine, peperoni, scalogni se i semi certificati non sono quelli stabiliti da Bruxelles. Eppure la popolazione mondiale è in vertiginosa crescita e non basteranno le risorse alimentari attuali per nutrirla. Secondo uno studio delle Nazioni Unire nel 2050 la popolazione aumenterà di altri due miliardi e mezzo di individui che si aggiungeranno ai sette miliardi esistenti oggi. Già oggi un miliardo di persone soffre la fame.Una soluzione, senza far troppo gli schizzinosi, sarà quella di deciderci anche noi a mangiare alghe marine, locuste e vermi come avviene in Africa, Asia e Sudamerica.
La Ue, sempre previdente, ha stanziato 3 miliardi di euro (a titolo di incoraggiamento) per ogni Paese che introdurrà gli insetti nell’alimentazione quotidiana. Al momento non si sono segnalati volenterosi.
Il campo d’azione del burocrate europeo è senza limiti di decenza, non esitando a violare i recessi più intimi della casa: ovviamente tutto a fin di bene.
Così in base a uno studio durato due anni, che testimonia l’accuratezza e la serietà d’intenti, la Commissione europea ha reso noto ai sudditi i criteri più consoni nell’uso dello sciacquone. Credevamo di sapere tutto su questo indispensabile strumento dell’igiene familiare. Non è così; e il burocrate si incarica di dirci quanta acqua è consentito consumare secondo un calcolo di risparmio, sia di acqua che d’energia. Va da se che sono fuori legge quelli che ne consumano troppa.
Qual è la portata d’acqua di un water? Dipende.
In Europa la normativa, al momento,è ancora difforme. In Olanda non possono essere installati per legge gabinetti con una portata d’acqua inferiore ai sei litri. In Francia e in Portogallo, allo stato, non esistono regole precise. Nel Regno Unito, al contrario, è vietata l’installazione di gabinetti con serbatoi d’acqua di più di sei litri, mentre viene incoraggiata la scelta di un water con serbatoi di gettata inferiore. Sempre avari questi inglesi!
Fino a pochi anni fa ignoravano l’uso del bidet; e alle critiche, specie dei francesi, ribattevano che loro non si limitavano alle abluzioni locali: facevano la doccia tutte le mattine. Non è mai corso buon sangue tra inglesi e francesi fin dai tempi di Guglielmo il Conquistatore. Gli inglesi accusavano i francesi di usare la vasca da bagno per coltivare i fiori; e i francesi non l’hanno mai mandata giù.
C’è un criterio preciso che presiede a questa diversità di norme? Non è dato sapere. Riuscirà l’Europa a unificarsi sotto il segno dello sciacquone? In Italia, dove prevale l’estro individuale, gli scarichi dei gabinetti a cassetta variano dai tre ai sei litri. L’UE è decisa a mettere ordine in un campo in cui prevalgono regole tanto diverse quanto diverso è, da paese a paese, il criterio di igiene personale. Partendo dall’imperativo categorico che gli sciacquoni devono essere uguali per tutti, ha fissato un limite massimo per tutto gli scarichi d’Europa: un litro d’acqua per gli orinatoi, cinque per il water. L’uso corretto del bidet non è ancora contemplato nel solerte e fondamentale studio della UE.
Naturalmente tutto questo vigilare ha un costo. Nel novembre 2013 Bruxelles aveva annunciato con giusto orgoglio che il bilancio 2014 prevedeva un taglio medio di circa il 6% delle spese correnti. Ciò che la Commissione non diceva è che a fronte di questo risparmio minimo erano aumentate le spese di amministrazione, in ragione del più 7,2% per le pensioni e gli stipendi, nonostante la promessa di ridurre del 5% il personale UE entro il 2017.
L’ingresso della Croazia nella UE ha vanificato il proposito: anche Zagabria ha diritto alla sua quota di personale e addio risparmi. Ma c’è dell’altro. Se l’austerità ha convinto la UE a tagliare i fondi delle missioni militari all’estero, non sono venuti a mancare i quattrini che l’Europa, sotto la voce “strumenti di assistenza pre-adesioni”, distribuisce a paesi, che chissà se e quando diventeranno membri della UE: 500 milioni a Bosnia-Erzegovina, Serbia, Kosovo, Montenegro, Macedonia e Albania; 650 milioni alla Turchia, e appena 12 milioni all’Islanda; quindi 250 milioni alla Palestina (senza che la UE controlli che uso ne faccia); e a Lampedusa e ai rifugiati siriani altri 785 milioni. A Bruxelles, come a Roma, non si bada a spese quando si tratta di sperperare il pubblico denaro, con sovvenzioni di pietà per il mondo povero che non ha pane ma armi in abbondanza.